Sostenibilita': riassume ex dipendenti e torna nella sede storica, la storia di Italtherm
La Green economy, commenta il presidente, ''e' un'opportunita' da cogliere"
Roma, 23 set. - (Adnkronos) - Rinasce dalle ceneri della vecchia azienda di famiglia e rida' lavoro agli operai che erano stati lasciati a casa, dopo che la produzione era passata nelle mani di una grande multinazionale operante nel settore del riscaldamento domestico. Una storia di grande impatto sociale, quella della Italtherm, attiva nel settore del riscaldamento autonomo o centralizzato, che dal primo settembre e' tornata nella vecchia sede di famiglia, a Pontenure in provincia di Piacenza, dove tutto ha avuto inizio. Italtherm, racconta all'Adnkronos, Paolo Mazzoni, presidente dell'azienda, "nasce nel febbraio 2011, ma in realta' e' un'araba fenice che rinasce dalla sue ceneri. Nel lontano 1970 avevo infatti fondato un'altra azienda, 'La Hermann', che da piccola realta' artigianale negli anni divenne una realta' fiorente e rappresentativa nel panorama italiano ed europeo". Verso la meta' degli anni 2000, infatti, "La Hermann, aveva raggiunto la sua massima dimensione: 240 dipendenti e 85 milioni di fatturato". Nella visione di un vantaggio competitivo che poteva derivare da una maggiore internazionalizzazione, "qualche anno fa l'azienda venne venduta ad un importante gruppo internazionale". Purtroppo, pero', "a seguito della incombente crisi internazionale il gruppo proprietario ha deciso per la delocalizzazione della produzione e la conseguente chiusura del sito produttivo italiano" lasciando a casa tutti e 240 lavoratori. Da qui il riscatto: "informato di questa decisione, il vecchio team mi ha coinvolto nell'intento di mantenere il vecchio gruppo di lavoro". Si e' trattato di una vera e proprio scommessa che "all'inizio mi sembro' una grande pazzia, ma, con l'impegno della vecchia squadra di collaboratori, siamo ripartiti da zero e creato questa nuova realta' imprenditoriale" dove "l'italianita' ha prevalso: infatti l'abbiamo chiamata Italtherm". E cosi', in piena crisi economica, la vecchia proprieta' e' tornata ad investire. Una decisione "dettata dal cuore". Per Mazzoni "sono queste le scelte piu' rischiose, ma anche le piu' belle e di maggiore soddisfazione quando hanno successo". Nel 2007, al momento della cessione della vecchia azienda, Mazzoni ricorda che "erano 240 i dipendenti, ma si erano ridotti a meno della meta', dopo un paio di azioni di mobilita' della multinazionale che aveva comprato. Nel 2011, infatti, quando l'azienda fu definitivamente chiusa, i lavoratori erano poco piu' di un centinaio". In questi anni Italtherm ha reintegrato "una settantina di dipendenti e ci auguriamo di assumere progressivamente anche gli altri".Ma le buone notizie non sono finite:"dal primo settembre, ironia del destino, siamo rientrati nella sede storica abbandonata da piu' di due anni". Tornare nella vecchia sede, "che dopo lavori di adeguamento e ristrutturazione e' ritornata al suo vecchio splendore, e' stato molto emozionante: per tutti e' stato un ritorno 'a casa"'. Insomma, in soli due anni, di passi avanti ne sono stati fatti non solo nel campo sociale: Italtherm, infatti, e' riuscita a conquistare una discreta fetta di mercato nel settore delle energie rinnovabili lanciando prodotti come tecnosolar e easy solar. La Green economy, commenta il presidente dell'azienda, "e' un'opportunita' da cogliere. Produciamo caldaie a gas per il riscaldamento civile: vogliamo fare la nostra parte per un futuro migliore e piu' rispettoso dell'ambiente". Percio' "e' nostro intento muoverci per un riscaldamento sempre piu' pulito ed efficiente". Gli elementi di forza "sono sicuramente il grande gruppo che sta dietro a questa azienda. Un gruppo ben collaudato e con un know-how importante". Anche perche' un'azienda "e' fatta di uomini, non solo di muri, di macchine o di linee di montaggio". Il fatturato 2013, conclude il presidente, "e' previsto in 20 milioni di euro, sensibilmente superiore al business plan. Speriamo che questo risultato sia di buon auspicio per una importante crescita anche nei prossimi anni. Forse ce lo meritiamo".