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Malattia misteriosa in Congo, "in 12 ore dall'Africa all'Italia"

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Sono 79 per ora i decessi ufficiali in Congo legati alla malattia misteriosa scoppiata nella regione di Panzi, a circa 700 chilometri dalla capitale Kinshasa. I sintomi sono quelli di una comune influenza: febbre, mal di testa, raffreddore e tosse, difficoltà respiratorie e anemia. Il 40% dei casi riguarda bambini sotto i 5 anni, mentre i maggiori decessi sono nella fascia tra i 15 e 18 anni. I numeri delle vittime, viste le condizioni del Paese, potrebbero essere molti di più. 

Secondo l'infettivologo Matteo Bassetti potremmo essere di fronte a una "febbre emorragica virale", ma non ci sono ancora certezze. Per precauzione, anche l'Italia ha alzato il livello di attenzione anche se alle autorità invitano alla prudenza: niente panico, non c'è nessuna emergenza sanitaria in atto. 

Per il professor Massimo Ciccozzi, ordinario di Epidemiologia al Campus Biomedico di Roma, bisogna considerare però un fattore nella valutazione dei rischi: "Ormai bisogna parlare di salute globale - spiega l'esperto a Repubblica -, smetterla di pensare al nostro orticello. In 12 ore i problemi dall’Africa o da un altro continente possono arrivare da noi. Gli spostamenti di massa sono sempre più rapidi. Del resto proprio la vicenda del coronavirus ci ha insegnato, o avrebbe dovuto insegnarci, almeno due principi: la salute globale, appunto, e il monitoraggio epidemiologico".

"Se un focolaio del genere si fosse visto in Europa o in Asia l'allerta sarebbe molto alta, perché non è normale avere malattie con questa letalità. In Africa, invece, eventi di quel tipo sono già capitati. La popolazione è debole, c'è uno scarso accesso ai servizi sanitari. In questo momento, quindi, c'è grande attenzione e pure un po' di preoccupazione", afferma sempre a Repubblica Gianni Rezza, infettivologo ed epidemiologo professore al San Raffaele e già all'Istituto superiore di sanità e al ministero alla Salute.

"Nessuno se la sente di escludere nulla. Cinque anni fa si parlava del Covid come di qualcosa che poteva succedere ma non c'erano certezze. Con i distinguo del caso, la precauzione vuole che non si escluda nulla. Però mancano ancora gli elementi di base per capire effettivamente quello che sta succedendo. L'allerta globale non c'è - sottolinea Rezza - ma bisogna tenere gli occhi aperti, giusto fare i controlli su chi arriva. Per ora c'è incertezza. I sintomi sono molto generici ma fanno comunque pensare a un problema respiratorio. Certo, la letalità è molto alta, con tantissimi decessi tra i bambini sotto i 5 anni, cosa molto grave. Si potrebbe pensare a una febbre emorragica ma dal punto di vista clinico la autorità sanitarie la riconoscerebbero, anche perché in Congo hanno esperienza di questo tipo di malattie".

L'infettivologo evidenzia come si siano "già da subito attivati anche i Cdc, centri per il controllo delle malattie, africani. Abbiamo un sistema di allerta mondiale grazie al Covid. Senza quello il focolaio in Africa probabilmente sarebbe andato avanti. E invece un problema sanitario in un'area ristretta del mondo è salito alla piena attenzione internazionale" conclude il professore.

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