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Cuore, ecco il "tagliando" per prevenire i problemi: cosa devi fare, a cosa stare attento

prof. Francesco Fedele
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Prevenire è meglio che curare. È quello che si sente affermare dalla comunità medica e da chi si occupa di sanità pubblica. Quando si parla di prevenzione solitamente si distingue tra prevenzione primaria e secondaria. La primaria è la forma classica e principale di prevenzione, focalizzata sull’adozione di interventi e comportamenti in grado di evitare o ridurre l’insorgenza e lo sviluppo di una malattia o di un evento sfavorevole. La prevenzione secondaria include misure che vanno dalla diagnosi precoce dei processi patologici fino al controllo della progressione di un evento già accaduto. Sempre in tema di prevenzione dobbiamo distinguere le azioni rivolte alla popolazione da quelle individuali. Tra gli strumenti di prevenzione a livello di popolazione dobbiamo ricordare gli screening, vale a dire gli esami condotti a tappeto su una fascia più o meno ampia di popolazione allo scopo di individuare una malattia o i suoi precursori (cioè quelle anomalie da cui la malattia si sviluppa) prima che si manifesti attraverso sintomi o segni.

Numerosi sono gli screening ben codificati e utilizzati in campo di patologie tumorali e, più recentemente, nell’età pediatrica per la ciliachia e per il diabete infantile(diabete di tipo 1). In ambito cardiovascolare purtroppo questo manca. Sicuramente potrebbe essere estremamente utile uno screening con elettrocardiogramma in tutta la popolazione giovanile (dopo la pubertà, a partire dai 14 anni) indipendentemente dalla necessità di certificazione per attività sportiva agonistica e non agonistica, per poter intercettare quelle anomalie elettriche del cuore che possono portare a fibrillazione ventricolare, arresto cardiaco e morte cardiaca improvvisa. Sempre in tema di screening, recentemente si vede propagandare la TC coronarica da eseguire nella popolazione adulta, soprattutto maschile, per rilevare la patologia coronarica. Chi scrive è contrario a questo approccio perché la metodica impiegata a tappeto può portare a molti falsi positivi, alla non precisa quantizzazione delle lesioni coronariche e ad un ricorso improprio all’esame invasivo coronarografico.

 

 

Più corretta sembra una preliminare valutazione dei fattori di rischio non modificabili (età, sesso, familiarità) e modificabili (ipercolesterolemia, ipertensione arteriosa, diabete, obesità, sedentarietà, fumo, alcol, droghe) e una particolare attenzione alla sintomatologia (dolore toracico, affanno, palpitazioni). Facendo riferimento al sintomo dolore toracico e a quella che è la patologia cardiovascolare più frequente, vale a dire la patologia dei vasi coronarici responsabile dell’infarto e delle sue conseguenze, laddove il profilo di rischio è basso possiamo prevedere di utilizzare la tac coronarica per avere la certezza della normalità dei vasi coronarici; laddove il profilo di rischio è intermedio utili sono le tecniche di imaging (particolarmente ecografia e risonanza) durante stress fisico (cicloergometro o tappeto trasportatore) o farmacologico per mettere in evidenza o escludere la presenza di sofferenza miocardica (ischemia) legata alla patologia coronarica; infine, laddove il profilo di rischio è alto o molto alto c’è indicazione diretta allo studio invasivo delle coronarie attraverso coronarografia.

Comunque, per tutti il “minimo sindacale” a partire dai 35-40 anni per gli uomini e dai 45-50 anni per le donne è rappresentato da un ecg (ecocardiogramma) di base, un ecg da sforzo ed un ecocardiogramma per la valutazione dell’attività elettrica cardiaca, della struttura e funzione delle camere cardiache e delle valvole. Infine, vorrei condividere con i lettori una regola generale per la prevenzione cardiovascolare: paragonando il cuore al motore delle auto, ritengo fondamentale eseguire “tagliandi” periodici (la cui frequenza e cadenza verrà individuata e personalizzata dal cardiologo), ponendo estrema attenzione alle “spie” che si accendono sul cruscotto del nostro organismo (dolore toracico, affanno, palpitazioni) in maniera da provvedere tempestivamente ad interventi di “manutenzione straordinaria” che permettono non solo di aumentare gli anni ma anche la qualità della nostra vita.

 

*Responsabile riabilitazione cardiorespiratoria San Raffaele Montecompatri 

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