Protesi al seno proibite per le under 18, sanzioni ai medici

di Claudia Osmettimartedì 11 giugno 2024
Protesi al seno proibite per le under 18, sanzioni ai medici
3' di lettura

Di nuovo, a voler fare i pignoli, non c’è granché. Di doveroso, però, sì: perché non è una sciocchezza, non è neanche un fenomeno passeggero (anche se un po’ una moda, questo sì, in un certo senso, lo è) e non è, soprattutto, una questione di salute.

Ha fatto bene, quindi, in questi giorni, il ministero della Salute, che peraltro è stato sollecitato da richieste informative arrivate da alcuni professionisti del settore, a ribadire quel che già prevede la legge da circa dodici anni. A ricordare, cioè, e a farlo ufficialmente, ossia con una circolare, che impiantare protesi mammarie per soli fini estetici, a giovani donne che non hanno manco diciotto anni, significa beccarsi una multa di 20mila euro e la sospensione dal camice per tre mesi.

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Perché non si fa, perché è vietato, perché c’è una norma (la numero 86) del 2012, appunto, che lo impedisce sotto la soglia della maggiore età, a meno che, com’è ovvio, le ragioni dell’intervento non siano altre, ovvero non ci siano gravi malformazioni congenite certificate o da una struttura sanitaria pubblica o da un medico convenzionato al Servizio sanitario nazionale (il Ssn).

In tutti gli altri casino. Non conviene. Ma non è neppure una grande idea. Tanto per cominciare perché un’operazione è un rischio, sempre, qualsiasi, e correrlo, a quell’età, magari solo per un selfie da postare su Instagram (spesso va così, dopo ci arriviamo), lascia un po’ il tempo che trova. E poi perché i “ritocchini” si fanno, semmai, se proprio non si riesce a invecchiare al naturale, col passare del tempo.

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Invece non è così. «Spesso succede, e credo sia una deriva sbagliata, che i genitori regalino l’impianto di protesi al seno a fini estetici alle figlie proprio per il compimento dei diciotto anni», spiega Emanuela Bartoletti, che è la presidente della Sime, la Società italiana di medicina estetica. «È rischioso», aggiunge, «si tratta di soggetti comunque troppo giovani. Bisogna stare molto attenti. Ed è per questo che lanciamo un appello soprattutto ai genitori, affinché non acconsentano alle richieste delle figlie se non ci sono motivi validi».

Alle volte è pure il contrario: il dottore, la ragazzina e la mamma; e quella che insiste è l’ultima. Il fidanzatino c’entra nulla. «Rifare il seno per le diciottenni è diventato una moda dettata dai social (ci siamo arrivati, ndr), ma la medicina non deve diventare una moda dettata dai social. Non è possibile sottoporsi a un intervento chirurgico per poter postare il selfie del prima e del dopo».

Sì, d’accordo, alzi la mano chi non si piaceva da adolescente, tra l’acne, i denti sporgenti, i piccoli difetti fisici che, al liceo, sembravano insormontabili. Però c’è un limite a tutto. E men che meno vale la scusa però-tanto -è -un -intervento -reversibile, nel senso che la protesi si può anche togliere: è vero, sì, ma con un secondo passaggio in sala operatoria che potrebbe lasciare delle cicatrici e, a ogni modo, il corpo non è un palloncino che si gonfia e si sgonfia modello fisarmonica.

I NUMERI

Negli ultimi anni il numero delle giovanissime che hanno chiesto un consulto per una mastoplastica additiva, un intervento al naso o all’addome, pare sia aumentato. Sulle cifre, tuttavia, si apre un secondo capitolo perché nella circolare del ministero viene, di nuovo, sottolineato anche l’obbligo per i chirurghi di inserire i dati clinici e anagrafici nei registri regionali (e quindi in quello nazionale) delle protesi mammarie: chi non lo fa, anche qui, rischia una sanzione che va da cinquecento a 5mila euro.

Calcolando l’illiceità di un’operazione simile sulle minorenni, le statistiche ufficiali raccontano che il 10% delle donne che paga per avere un seno più grande risiede nella fascia tra i 20 e i 24 anni, le under30 toccano un altro 15%.