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Parkinson, il meccanismo che innesca la demenza: una scoperta storica

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C’è una malattia, il Parkinson, che nel mondo colpisce quasi sette milioni di persone. Li fa tremare, gli rende i muscoli rigidi e la vita complicata. Disturbi provocati dalla morte dei neuroni che producono dopamina a livello del mesencefalo. Spesso questa patologia si associa anche alla comparsa di allucinazioni o difetti di memoria, che in alcuni casi portano alla demenza. I deficit di memoria dovuti al Parkinson e nella demenza a corpi di Lewy sono associati all’accumulo di α-sinucleina, una molecola presente nel cervello, ma che quando si accumula osi aggrega può portare alla morte dei neuroni che producono la dopamina. Non tutti i deficit di memoria precoci si trasformano in demenza: a volte scompaiono, altre peggiorano, in altri casi degenerano in demenza. Comprendere i meccanismi di questi processi significa capire la natura e il destino dei sintomi cognitivi precoci.

 


In uno studio condotto dall’Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibbc) dall’Irccs San Raffaele, dall’Istituto Telethon di genetica e medicina (Tigem) e dall’Università Cattolica e coordinato da Elvira De Leonibus, ricercatrice del Cnr-Ibbc e del Tigem, e pubblicato su Nature Parkinson’s disease NPJ è stata testata l’ipotesi che la progressione dai primi disturbi della memoria alla demenza possa essere regolata dal sito cerebrale di origine dell’ α-sinucleinopatia, malattia associata al peggioramento dei deficit neurologici e all’accumulo anormale della proteina α-sinucleina nel sistema nervoso.


«Il cervello funziona in modo tale che le diverse aree cerebrali svolgono funzioni comportamentali distinte», spiega De Leonibus, «l’ippocampo è importante per la formazione della memoria a lungo termine, il mesencefalo regola le funzioni motorie e motivazionali, grazie al rilascio del neurotrasmettitore dopamina. La demenza implica una compromissione della maggior parte delle aree del cervello».

 

 

Quindi, «utilizzando un “modello murino” in cui è possibile aumentare l’espressione della proteina che si ritiene all’origine dei sintomi cognitivi in modo selettivo, abbiamo osservato che quando l’α-sinucleinopatia ha origine nell’ippocampo provoca l’insorgenza precoce di specifici difetti di memoria e sinaptici che rimangono stabili per mesi e non si associano a neurodegenerazione. Quando l’α-sinucleinopatia ha origine nel mesencefalo provoca deficit sensomotori precoci, seguiti, mesi dopo, da un’insorgenza tardiva di deficit di memoria dipendenti dall’ippocampo. Si evidenzia così un quadro di compromissione comportamentale simile a quello della demenza». Se ne deduce che «l’α-sinucleina patologica avviata in diverse aree cerebrali porta all’insorgenza di difetti comportamentali diversi, con progressione differente, a seconda di quanto la regione cerebrale sia collegata con le altre», conclude la ricercatrice. 

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