Caldo-record, le conseguenze sul sangue: iponatriemia, ecco cosa si rischia
Il riscaldamento globale è un problema serio e non solo per l'ambiente ma anche per la salute di umana. Secondo uno studio svedese il repentino cambiamento climatico con un riscaldamento globale sempre più persistente, potrebbe causare un aumento dei ricoveri per bassi livelli di sodio nel sangue, una patologia chiamata iponatriemia.
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Secondo la ricerca condotta dal Karolinska Institutet di Stoccolma pubblicata sul Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism, l'aumento della temperatura di due gradi centigradi in linea con le proiezioni climatiche per il 2050, potrebbe far crescere i ricoveri per iponatriemia di quasi il 14%. È importante sapere che l'organismo umano ha bisogno del sodio per mantenere una normale pressione sanguigna per supportare le funzioni di nervi e muscoli e regolare il livello di liquidi nelle cellule, ma la sua concentrazione è un equilibrio delicato.
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Quali sono i sintomi dell'iponatriemia? I primi a comparire sono la sonnolenza, letargia, confusione mentale, vomito, nausea e convulsioni fino al coma. Bere troppa acqua o sudare troppo possono portare alla comparsa di questa patologia. Inoltre anche assumere diuretici non aiuta in quanto aumentano la secrezione di acqua e sodio, specialmente negli anziani. Nello studio svedese è emerso inoltre che il caldo è un fattore estremamente incisivo: esiste rischio 10 volte maggiore di ospedalizzazione nei giorni più caldi rispetto a quelli più freddi. Per gli over 80 il rischio è addirittura 15 volte più alto.