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Dolcificanti, come ti devastano l'intestino: lo studio-choc, ecco cosa rischi

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I dolcificanti sintetici sono da tempo osservati speciali, perché numerosi studi ne hanno associato un’assunzione regolare a un aumento di rischio di malattie metaboliche, digestive e, paradossalmente, di sovrappeso e obesità. Perché e in quale modo esattamente si esplichino azioni di questo tipo, tuttavia, non è mai stato chiarito con prove inequivocabili. Ora uno studio coordinato dall’Università israeliana Ben-Gurion del Negev, pubblicato sull’International Journal of Molecular Sciences, ha approfondito l’effetto sul microbiota intestinale di sei tra i più comuni dolcificanti sintetici, e cioè aspartame, saccarina, sucralosio, acesulfame K (acesulfame di potassio), advantame e neotame.

 

 

A tal fine hanno utilizzato batteri di specie simili a quelle presenti nell’intestino, ma bioluminescenti, cioè modificati con molecole che cambiano luminosità in base a specifiche reazioni chimiche, e permettono così di capire cosa succede durante un certo fenomeno. Hanno così visto che tre dei dolcificanti analizzati, cioè aspartame, saccarina e sucralosio, esercitano un tipo di azione profondamente perturbante sui batteri, cioè impediscono la comunicazione tra una cellula e l’altra.

 

 

 

Le colonie di batteri comunicano continuamente per mantenere il corretto equilibrio della comunità, e lo fanno tramite un processo chiamato Quorum Sensing (QS), che dipende dalla densità delle cellule e da altri fattori, e influenza l’espressione o meno di specifici geni. I tre dolcificanti, bloccando questo tipo di comunicazione, potrebbero avere significative ripercussioni sull’equilibrio del microbiota. Gli altri tre edulcoranti (acesulfame K, advantame e neotame) invece non hanno questo di effetto. Secondo lo studio israeliano, alcuni dolcificanti artificiali sono in grado di disturbare la comunicazione tra i batteri del microbiota intestinale. Sempre secondo la ISA, né l’aspartame né i suoi metaboliti raggiungono direttamente il microbiota del colon, e non possono quindi alternarne l’equilibrio. Il sucralosio invece non è assorbito e la saccarina è rapidamente metabolizzata ed escreta, e non avrebbe quindi neppure il tempo per agire sulla microflora.

 

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