Vaccino, l'epidemiologo La Vecchia: "Di quanto va anticipata la terza dose", lotta contro il tempo?
Carlo La Vecchia, epidemiologo e ordinario di igiene a Milano, spiega che si dovrà anticipare la terza dose di Pfizer da 6 a 4 mesi, ma "la tendenza della curva dei contagi si è invertita", affermando che non sarà come quella della fine del 2020. "Si tratta dell'effetto dell'incremento dei tamponi che c'è stato negli ultimi dieci giorni. Ne abbiamo fatti quasi il doppio rispetto alle settimane precedenti perché è stato introdotto l'obbligo di Green Pass per lavorare. Non mi preoccupano questi numeri ma un'altra cosa. Il fatto che non scendono più i ricoverati. Anzi, adesso salgono. E questo non è un numero legato alla quantità di test che vengono fatti e che possono scoprire anche degli asintomatici. Nell'ultima settimana c'è stato un incremento dei casi. Ora possiamo dire che si è invertita la tendenza", spiega in una intervista a Repubblica.
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"Nelle prossime settimane vedremo proseguire una modesta salita dei ricoveri. La cosa non ci deve preoccupare, visto che i nostri servizi sanitari non sono sotto stress e i letti occupati nei reparti pochi. Andrebbe anticipato il richiamo del vaccino, da 6 a 4 mesi. È appena uscito uno studio sul The New England Journal of Medicine dedicato a Israele che dimostra come le coperture di Pfizer tre o quattro mesi dopo la somministrazione vanno a calare. L'Italia ha deciso di richiamare gli over 60 per fare la terza dose, adesso il miglior provvedimento sarebbe di consentire un richiamo prima. Mettiamo in sicurezza gli ultra sessantenni. Ci vorrà un mese e intanto pensiamo a come muoverci dopo", prosegue.
I non vaccinati incidono sull'andamento della curva dei contagi? "Non sono loro, visto che sono anche diminuiti con il Green Pass obbligatorio per lavorare. Però a chi non è vaccinato consiglio di correre a fare la somministrazione, perché tanto abbiamo capito che l'immunità di gregge non la raggiungeremo e quindi chi è scoperto si può infettare e rischia grosso. Il prossimo Natale? Non sarà nemmeno paragonabile a quello del 2020. La curva salirà ancora, anche perché nella stagione fredda si sta al chiuso, cosa che favorisce i virus respiratori. Ma non arriveremo a quei numeri", conclude Luca Vecchia.