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Vaccino e disturbi psichici, le impensabili conseguenze del siero: salute mentale, una clamorosa scoperta

Melania Rizzoli
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Il disagio psichico sofferto dalla popolazioni italiana durante l'epidemia da Covid 19 sta lentamente scemando, e i primi segnali di rallentamento sono stati osservati già prima dell'estate grazie all'effetto positivo e terapeutico che l'immunizzazione ha avuto sulla salute mentale. L'inasprimento dei disturbi psicologici causato dalla rapidità e dalla violenza con cui il Coronavirus ha colpito e ucciso milioni di italiani, insieme alle conseguenze dei lockdown prolungati, hanno avuto per mesi, e in tutte le fasce d'età, riflessi importanti sulla salute psichica, con comparsa di ansia, depressione, autolesionismo e pensieri negativi, con atteggiamenti disforici e paranoidi, soprattutto sulle personalità più fragili e vulnerabili, quelle che hanno avuto maggiori difficoltà ad affrontare il trauma pandemico, che hanno provato una preoccupazione continua che ha polarizzato radicalmente la via mentale, con un forte impatto sul cervello emotivo, cosa che ha determinato un uso ed abuso di tranquillanti e sonniferi per far fronte allo stress acuto e cronico da Covid.

 

 

TORNA LA SPERANZA
I vaccini contro il Coronavirus hanno invece riacceso la speranza, hanno restituito la fiducia, e la popolazione inizia a sentirsi più positiva nei confronti del futuro e sicura diessere sulla via d'uscita verso la salvezza, verso la liberazione dall'incubo, con la voglia di tornare a vivere pienamente le giornate dopo gli effetti catastrofici sofferti nei mesi addietro, e con la quasi piena certezza scientifica, confermata dai dati epidemiologici, di essere ormai lontani dal rischio di contagi letali o nuovi isolamenti. Nella storia della Medicina tutte le catastrofi naturali e le pandemie sono sempre state una minaccia per la salute mentale specialmente nelle persone con disturbi del sonno e della personalità, e nei pazienti con sintomi psichiatrici preesistenti e fragilità emotive; ma in questa recente epidemia le differenze reazionali le hanno fatte le prolungate incertezze per la mancanza di una cura adeguata contro un virus sconosciuto e aggressivo, per la carenza di sperimentazione di soluzioni terapeutiche nei primi mesi di pandemia, per l'unico rimedio preventivo quale è stata la medioevale quarantena, per l'impreparazione dei sistemi sanitari, per le troppe informazioni scientifiche discordanti tra loro, insieme ad una comunicazione istituzionale ansiogena e non rassicurante, che hanno mandato in tilt migliaia di cervelli, i quali si sono ritrovati in confusione, in stato di incertezza prolungato, in isolamento emotivo e fisico per paura del contagio, e che hanno attivato una serie di reazioni psichiche contrastanti, arrivate fino al mancato rispetto o addirittura al rifiuto delle direttive di salute pubblica, al pari di quello che accade in tutti i casi di stress post-traumatico.

 

 

A differenza di questo però, quello della pandemia è stato uno stress individuale, non convenzionale, perdurante e perturbante che è evoluto in modi subdoli, caratterizzato da uno sforzo di adattamento al rischio del contagio mortale, associato ad un pesante impegno psico sociale ed economico per resistere alla gestione dei danni, che ha dissestato l'idea di futuro e minato la salute mentale. I vaccini hanno al contrario riequilibrato le leggi psichiche che regolano pensieri, emozioni e comportamenti, inducendo a sbiadire nella memoria i momenti di sofferenza vissuti, le immagini dei malati che morivano in solitudine, dei volti disfatti degli operatori sanitari distrutti dalla fatica e dal dolore, a rimuovere la visione delle migliaia di bare portate a bruciare, a dimenticare il silenzio annichilente delle città, e la vaccinazione di massa ha trasformato l'incredulità, la paura, il terrore e il pensiero agonizzante in un comportamento difensivo collettivo di aiuto e condivisione, che ha portato a migliorare la resistenza individuale e potenziare le azioni verso il traguardo del ritorno al normare fluire della vita, fatto di reazioni costruttive e progettuali. I vaccini hanno dato forza e vigore alla capacità di gestire psicologicamente anche le perdite affettive ed economiche, proiettandoci verso la necessità di recuperare la possibilità di riprogettare il futuro per un ritorno alla normalità.

 

 

GESTIRE LE PERDITE
Sono scomparsi i sentimenti di impotenza, della percezione errata di sintomi, dei timori di non avere una protezione adeguata, del terrore dei contatti fisici, dei baci e degli abbracci, perché i vaccini hanno riattivato la plasticità adattativa del cervello, una delle proprietà vitali più importanti della mente umana, che spinge fortemente all'istinto di sopravvivenza. George Orwell scriveva che «l'integrità mentale non ha alcun rapporto con la statistica», ma i dati pubblicati dall'Oms sul miglioramento della salute mentale mondiale nel post pandemia grazie alla vaccinazione di massa sono inconfutabili, e dovrebbero convincere quella minoranza riottosa al siero preventivo, ancora rabbiosa, ribelle, disturbata e contestatrice, ad aderire alla campagna, perché quando la realtà si è mostrata nella sua crudezza non più eludibile, con milioni di morti che oggi sarebbero vivi con il vaccino, non c'è resistenza che tenga, se non quella di una grave ignoranza scientifica.

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