Paolo Maria Rossini sulla Giornata Mondiale della fisioterapia e il long-Covid: "Determinante la riabilitazione "sartoriale"
Con il passare dei mesi e con la progressiva acquisizione di dati clinici e di ricerca traslazionale risulta sempre più chiaro che sono numerosi ed imponenti i sintomi legati al COVID dopo il superamento della fase acuta, particolarmente in quei pazienti che hanno avuto necessità di ricovero ospedaliero e di trattamento e supporto rianimatorio. Sintomi che tendono a cronicizzarsi ed a permanere o addirittura a progredire in modo progressivo se non tempestivamente affrontati all’interno di un progetto riabilitativo mirato.«Alle problematiche respiratorie e cardio-circolatorie si vanno sempre più sommando quelle di tipo muscolare e di deficit neurologico, incluso quello della sfera cognitiva. Ne deriva l’urgente necessità di mettere a punto protocolli di riabilitazione COVID-dedicata effettuati da equipe specializzate ed integrate in grado di operare simultaneamente sulle varie sfaccettature di questo mosaico sintomatologico» così il Prof. Paolo Maria Rossini Direttore del Dipartimento di Neuroscienze e Neuroriabilitazione dell’IRCCS San Raffaele Roma, in occasione della Giornata Mondiale della Fisioterapia che si celebra ogni anno l’8 settembre al fine di sensibilizzare sull’importanza della fisioterapia e del fisioterapista.
Il tema della Giornata del 2021 è proprio la riabilitazione dal Long COVID e il ruolo dei fisioterapisti nel trattamento e nella gestione di chi ne è affetto. Alcune persone che hanno avuto una forma di malattia COVID-19 da severa a moderata o lieve possono soffrire di sintomi variabili e debilitanti per molti mesi dopo l'infezione iniziale Questa condizione è appunto chiamata “Long COVID” ed è caratterizzata da sequele a lungo termine, persistenti dopo il tipico periodo di convalescenza da COVID-19 e può comportare una serie di sintomi come stanchezza persistente, mal di testa, mancanza di respiro, anosmia, debolezza muscolare, febbre, disfunzione cognitiva (brain fog), tachicardia, disturbi intestinali e manifestazioni cutanee.
«La riabilitazione neuromotoria e cognitiva» spiega Rossini, «unitamente a quella cardio-respiratoria possono svolgere un ruolo determinante, per questo debbono essere implementate all’interno di percorsi “personalizzati” (quasi di sartoria riabilitativa) così da poter ritagliare il modello di cura più adeguato ed appropriato per ciascun paziente. Un superamento culturale ed organizzativo dell’attuale filosofia riabilitativa che rappresenta anche una sfida innovativa ricca di ricadute future non solo per lo scenario COVID -correlato».