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AstraZeneca, Marie Scully: la dottoressa che ha collegato il vaccino alle trombosi. La scoperta geniale e il terrore

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Marie Scully è il primo medico del Regno Unito ad aver collegato la trombosi al vaccino di AstraZeneca anche se sono stati medici tedeschi a sollevare il problema nelle sedi istituzionali. La studiosa era allarmata e perplessa. "Non aveva senso". Infatti la consulente ematologa dell'University College London Hospital era perplessa dopo che una donna di circa 30 anni era stata ricoverata all’inizio di marzo con trombi nel cervello e una carenza di piastrine. "Non quadrava", la Scully aveva già visto pazienti con coaguli di sangue nel cervello e piastrine basse e, sebbene fosse insolito, sapeva sempre perché.

 

 

 

Ma stavolta non c'era motivo per le condizioni della giovane donna di 30 anni che stava curando. "Ora, quando si hanno coaguli di sangue nel cervello in questo modo, c'è sempre una causa, ed è stato difficile individuare la causa", ha detto. "Non si adattava alle nostre normali scatole diagnostiche, diciamo. Era una giovane donna con trombosi del seno venoso cerebrale e aveva un basso numero di piastrine ". Dopo studi ed indagini scientifiche ecco la scoperta di un raro effetto collaterale del jab Oxford / AstraZeneca Covid.

 

 

 

 

Il dilemma dei medici sarebbe enorme: come avvisare le persone dei sintomi e assicurarsi che siano stati diagnosticati e trattati adeguatamente senza spaventarli e minare la fiducia in un vaccino potenzialmente salvavita. Una revisione della Medicines and Healthcare products Regulatory Agency (MHRA) ha rilevato che entro il 31 marzo nel Regno Unito erano state somministrate 20,2 milioni di dosi del vaccino AstraZeneca, con un rischio complessivo di coaguli di sangue di circa quattro su un milione. Infine la Scully, scrive il Guardian, ha scoperto come ridurre i rischi: anticoagulanti sì, ma niente eparina, niente trasfusione di piastrine, la necessità di abbassare la risposta immunitaria ed evitare la produzione degli anticorpi Pf4, somministrazione endovenosa di immunoglobuline. Informazioni che hanno portato a diagnosi più veloci e in tanti casi fatto la differenza.

 

 

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