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Coronavirus, meno malati di Covid ma sono triplicati i morti per infarto

Costanza Cavalli
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L' emergenza sanitaria non riguarda solo i pazienti affetti dal coronavirus, perché l' epidemia ha causato danni anche ai malati d' altro, in particolare di patologie cardiache: dal 20 febbraio scorso in Italia la mortalità per infarto acuto è quasi triplicata, mentre sono diminuite del 40 per cento le procedure salvavita di cardiologia interventistica. Il motivo?
La paura a mettere piede negli ospedali e di uscirne più malati di quando ci siamo entrati, o di non uscirne affatto. Se la tendenza a evitare un ricovero anche quando sarebbe necessario dovesse però persistere, la mortalità per infarto supererà di gran lunga quella associata alla pandemia.

I dati arrivano da uno studio sull' esperienza clinica del Centro cardiologico Monzino di Milano in epoca coronavirus, che conferma la tendenza internazionale, come hanno sottolineato gli autori dell' analisi Giancarlo Marenzi, responsabile della Unità di Terapia Intensiva Cardiologica, Antonio Bartorelli, responsabile della Cardiologia Interventistica e Nicola Cosentino dello staff dell' Unità di Terapia intensiva cardiologica. Dall' inizio della pandemia «i pazienti arrivano in ospedale in condizioni sempre più gravi», ha spiegato Marenzi, «spesso già con complicanze aritmiche o funzionali, che rendono molto meno efficaci terapie salvavita come l' angioplastica coronarica primaria».

Il perché risulta chiaro in tutti i Paesi maggiormente colpiti dalla pandemia: «Il virus, che non sembra avere un ruolo primario nell' infarto, spinge la gente a rimandare l' accesso all' ospedale per paura del contagio. Purtroppo però questo ritardo è spesso fatale, perché impedisce trattamenti tempestivi». «Il Monzino, insieme con altri ospedali e società scientifiche italiane e internazionali, aveva già lanciato, settimane fa, un appello a non rimandare le cure», ha sottolineato Marenzi, «ora i dati ci danno ragione: per evitare il virus non dobbiamo rischiare di morire di infarto».

Un' analisi che porta alle stesse conclusioni del Monzino arriva dalla Spagna: uno studio ha analizzato l' attività di 81 terapie intensive cardiologiche spagnole nella settimana dal 24 febbraio al primo marzo, confrontandola con gli accessi al pronto soccorso per infarto nello stesso periodo dello scorso anno: l' attività delle terapie intensive cardiologiche si è ridotta a causa di del calo dei ricoveri per infarto e si sono ridotte del 40 per cento le procedure di angioplastica coronarica primaria.

Il medesimo calo di accessi è stato riportato anche da studi americani, che parlano di aumento delle morti per infarti non trattati. A New York, per esempio, dal 30 marzo al 5 aprile di quest' anno sono state registrate 1.990 chiamate d' urgenza per arresto cardiaco, un numero 4 volte più alto rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e con un tasso di mortalità 8 volte superiore. Tornando all' Italia, i numeri del contagio hanno dato un nuovo segnale di frenata: ieri per la prima volta il numero di persone attualmente malate è calato di 20 unità (l' altro ieri era aumentato di 486) mentre i nuovi contagi rilevati nelle ultime 24 ore sono stati 2.256 contro i 3.047 del giorno precedente, il minimo dall' 11 marzo. È un dato positivo anche in rapporto ai tamponi fatti, ieri 41.483 (sabato erano stati 50.708), sopratutto perché il rapporto è di 1 malato ogni 18,4 tamponi, il 5,4 per cento, contro una media della settimana di 5,7. Il totale dei positivi dall' inizio dell' epidemia è di 181.228 persone, mentre i tamponi totali, secondo quanto comunicato dal capo della Protezione civile Borelli, sono 943mila. Sono numeri confortanti, ma ancora controbilanciati dai nuovi decessi, 454 rispetto alle 433 di domenica. Il totale delle vittime è 24.114; i guariti hanno raggiunto quota 48.877, di cui 1.822 ieri.

In Lombardia, la regione più colpita, i positivi sono aumentati di 735 unità, per un totale di 66.971; i nuovi decessi sono stati 163, per un totale di 12.376; i ricoveri sono stati 204 meno di sabato, in tutto 10.138 e i dimessi totali 43.011, ieri 252 in più rispetto al giorno prima. Per quanto riguarda Milano, sorvegliata speciale, i positivi al virus nella città metropolitana sono 16.112 (+287, contro il +279 del bollettino precedente). In città i contagiati sono 6.549, ieri l' incremento è stato di 160 contro i 128 del giorno prima.

 

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