Presentato il Rapporto ARNO Diabete Veneto, nell’ambito del convegno “Il diabete nel Veneto – Le lezioni dell’Osservatorio ARNO Diabete e di altri database amministrativi e clinici” organizzato dalla Regione Veneto insieme alla Sezione Regionale della Società Italiana di Diabetologia (SID) e al CINECA di Bologna alla Scuola Grande di San Giovanni Evangelista a Venezia. Il convegno è anche l’occasione per una tavola rotonda in cui amministratori della salute, medici, rappresentanti delle associazioni dei pazienti e politici discutono dell’organizzazione della cura del diabete nel Veneto, Regione all’avanguardia nella cura della malattia e che ospita due delle scuole diabetologiche più autorevoli e prolifiche del nostro Paese dal punto di vista scientifico, quelle di Padova e di Verona. L’Osservatorio ARNO Diabete è frutto di un partenariato fra il CINECA e la Società Italiana di Diabetologia e fornisce periodicamente dati preziosi per quantificare il peso economico e sociale del diabete in Italia e in alcune realtà regionali: presenta dati riguardanti la prevalenza della malattia, caratteri demografici delle persone affette da diabete, nonché informazioni dettagliate sui ricoveri ospedalieri e sulle prescrizioni di farmaci, dispositivi (es. strisce per la glicemia) ed esami diagnostici. “Il diabete rappresenta una delle voci più rilevanti del bilancio delle sanità regionali, strette fra i bisogni delle persone e la limitatezza delle risorse economiche – afferma il Dr. Domenico Mantoan, Direttore Generale Sanità e Sociale della Regione Veneto – Il rapporto contiene tante informazioni utili e dettagliate che certamente verranno utilizzate per meglio comprendere i bisogni assistenziali e migliorare la cura delle persone con diabete che vivono nel Veneto”. La dottoressa Giovanna Scroccaro, alla direzione del Servizio Farmaceutico Regionale aggiunge: “La Regione Veneto è da sempre interessata alle informazioni che possono derivare dai database clinici ed amministrativi, che risultano indispensabili per poter effettuare una corretta pianificazione nell’allocazione delle risorse, nel rispetto dei vincoli di spesa”. “Abbiamo partecipato con impegno ed entusiasmo all’analisi dei dati disponibili nell’Osservatorio ARNO Diabete – commenta il prof. Enzo Bonora, presidente della Sezione Regionale Veneto, Trentino-Alto Adige e presidente eletto della Società Italiana di Diabetologia – perché riteniamo che forniscano informazioni preziose su dove migliorare e che siano fondamentali per razionalizzare ed ottimizzare i percorsi assistenziali e per meglio allocare le risorse umane ed economiche nell’interesse della collettività e, in particolare, delle persone con diabete”. Questi i principali dati desumibili dal Rapporto ARNO Diabete Veneto 2013: • I residenti del Veneto identificati come diabetici dalle varie fonti utilizzate (farmaci, esenzioni ticket, ricoveri) sono circa 275 mila, con una prevalenza del 5,6% sui circa 5 milioni di abitanti della Regione. Questa prevalenza, pur essendo più bassa rispetto a quella dell’intero Paese (pari al 6,2%), è del 70% superiore a quella del 1997. Il 60% dei diabetici ha un’età pari o superiore a 65 anni, il 3% ha meno di 35 anni e meno dell’1% ha un’età inferiore a 20 anni. Ciò significa che, sebbene più frequente nelle fasce di popolazione più avanti con gli anni, 100 mila soggetti con diabete nel Veneto non sono anziani o addirittura si trovano nel pieno dell’età lavorativa • Il 92% dei diabetici riceve almeno una prescrizione di un farmaco per il diabete o per altre patologie. Il numero di confezioni di farmaco prescritte ai diabetici è più che doppio rispetto ai non diabetici (67 contro 31). Circa il 91% dei diabetici riceve almeno una prestazione specialistica (visita o esame di laboratorio o strumentale). Anche le prestazioni prescritte ai diabetici sono quasi doppie rispetto ai non diabetici (34 contro 19 ogni anno) • Circa un diabetico ogni cinque viene ricoverato almeno una volta nell’anno e i ricoveri nei diabetici rappresentano il 16% di tutti i ricoveri ordinari della Regione. Le persone con diabete ricoverate nell’85% dei casi effettuano almeno un ricovero ordinario e nel 22% dei casi almeno un ricovero in regime di Day Hospital. Il tasso di ricovero è circa doppio nei diabetici rispetto ai non diabetici (354 contro 184 per mille persone/anno) e il numero medio annuo di ricoveri ordinari nei diabetici è di 1.6 rispetto a 1.4 nei non diabetici. La degenza media è superiore nei diabetici di circa un giorno e mezzo (13.3 contro 11.9). Da notare che solo in una piccola percentuale di casi (circa 4%) il ricovero è dettato dallo scompenso del diabete mentre in circa un terzo dei casi esso è legato a problemi cardiovascolari. Quasi tutte le patologie, tuttavia, generano più ricoveri nei diabetici che nei non diabetici • Il costo complessivo della cura e degli esami è più che doppio nei diabetici rispetto ai non diabetici (circa 2.800 rispetto a circa 1.300 euro). La composizione della spesa per poco più della metà (53%) è da riferire ai ricoveri, per il 15% alla specialistica (esami, visite, ecc.), per il 20% ai farmaci diversi dagli antidiabetici, per il 7% ai farmaci antidiabetici e per il 6% ai dispositivi. In considerazione della spesa pro capite e del numero dei diabetici, il costo complessivo del monitoraggio e della cura del diabete nel Veneto è calcolato in quasi 800 milioni di euro. Questa somma in realtà sottostima di circa il 30% la spesa reale perché è definita dalle tariffe e dal sistema dei DRG. Considerando che i ricoveri ordinari sono circa 80 mila, che la degenza media è 13.3 giorni e che la giornata di degenza costa in media 750 euro, la voce della spesa per i ricoveri ammonta nella realtà a quasi 800 milioni di euro. Sommando a questi la spesa per i farmaci (circa 200 milioni di euro), quella per i dispositivi (circa 50 milioni di euro) e per la specialistica (circa 110 milioni di euro) il costo reale diventa quasi 1.200 milioni di euro. All’interno di questa somma i ricoveri pesano per il 66%. Sommando la spesa per i farmaci diversi dagli antidiabetici e considerando che il costo degli esami di laboratorio specifici per il diabete e delle visite diabetologiche non rappresenta che una piccola parte della specialistica (1-2%), il costo attribuibile alle complicanze e alle comorbidità rappresenta più del 90% del costo della malattia • I farmaci utilizzati. Gran parte dei pazienti sono trattati con antidiabetici diversi dall’insulina, orali o iniettabili; il 30% assume insulina (da sola o in associazione con altri farmaci). In accordo con le linee guida correnti, la metformina (da sola o in associazione con altri farmaci) è il farmaco più usato per il trattamento del diabete (quasi l’80% dei soggetti); le sulfoniluree (da sole o in associazione con altri farmaci) sono usate nel 40% dei casi e la repaglinide nel 10% dei casi. I glitazoni sono usati in poco più del 5% dei casi, l’acarbosio in meno del 2% e le incretine in meno del 10% dei soggetti (inibitori DPP-4 nel 7% dei casi e agonisti recettore GLP-1 nell’1,5% dei casi). Gli analoghi dell’insulina rendono conto del 50% della spesa per tutti gli antidiabetici, le insuline DNA-ricombinanti contribuiscono per meno del 4% e i nuovi antidiabetici (incretine) per il 15%. • Il trattamento dei fattori di rischio concomitanti. L’80% dei diabetici è iperteso, ma ad essere trattato con antipertensivi è solo il 71%. Solo il 47% è trattato con farmaci per il colesterolo e solo il 40% con antiaggreganti piastrinici • L’automonitoraggio del diabete. I soggetti che fanno uso di dispositivi (aghi per penne o siringhe, lancette ‘pungidito’ e strisce per la misurazione della glicemia) sono circa 150 mila, cioè poco più della metà del totale “Nel complesso i dati dell’Osservatorio ARNO Diabete Veneto, accanto a quelli desumibili dagli archivi del Servizio Epidemiologico Regionale e dai database dei diabetologi e dei medici dei medicina generale – commenta il prof. Bonora – forniscono una chiara indicazione del peso enorme che questa malattia comporta per le persone affette, le loro famiglie e il Servizio Sanitario Regionale e Nazionale”. ‘Misurare’ il diabete in tutti i suoi aspetti rappresenta dunque un passo fondamentale per sviluppare programmi in grado di migliorare l’assistenza in una imprescindibile ottica di sostenibilità per il Servizio Sanitario. (LARA LUCIANO)
