Migliore qualità della vita, minore progressione della malattia e buon profilo di tollerabilità: queste le premesse di una nuova terapia nel trattamento del tumore al seno in stadio avanzato. Si tratta di everolimus, il primo farmaco mirato per il carcinoma mammario in fase avanzata, positivo al recettore per gli estrogeni e HER2 negativo. Disponibile adesso in Italia, questa terapia orale, già usata per altre indicazioni in ambito oncologico, farebbe ben sperare le circa 120.00-150.000 donne che lottano contro questo tipo di tumore. "Anche se, delle 45.000 che si ammalano ogni anno - sostiene il Prof. Michelino De Laurentis, Direttore U.O.C. Di Oncologia Medica Senologica all'Istituto Nazionale Tumori "Fondazione G. Pascoli" di Napoli - 12.000 sviluppano nel tempo una forma avanzata". Quando è in stadio avanzato, questo tumore, solo raramente può essere guarito definitivamente e nella maggior parte dei casi viene cronicizzato attraverso l'impiego di molti farmaci antitumorali oggi a disposizione. L'avvento di everolimus arricchisce l'armamentario terapeutico a disposizione del medico e permette di cambiare il paradigma, andando oltre il tradizionale binomio chemioterapia-ormonoterapia. Infatti - secondo quanto dichiarano gli esperti - è una terapia a bersaglio molecolare che ha come target la proteina mTOR (la blocca). Permettendo, così, da un lato di rallentare la crescita e la diffusione del tumore e, dall'altro, di indebolirne la resistenza alla terapia ormonale. In termini poveri, garantisce di posticipare la chemioterapia più tardi possibile. Inequivocabili i risultati di uno studio registrato, condotto in 189 centri in 24 Paesi (studio BOLERO 2), da cui è emerso che la combinazione del farmaco con exemestane procura una regressione della malattia o quanto meno una stazionarietà di lunga durata. Molti centri italiani hanno contribuito allo sviluppo clinico dei questa nuova indicazione di everolimus e alcuni sono stati premiati con il "The Luminal Breast Practise Award", riconoscimento promosso da Novartis e destinato ai giovani ricercatori e oncologi clinici impegnati sul fronte della ricerca. Il carcinoma mammario avanzato. Secondo i criteri messi a punto dall’American Joint Committee on Cancer (AJCC), il “carcinoma mammario avanzato” (ABC, Advanced Breast Cancer) comprende i più gravi dei 5 Stadi (da 0 a IV) in cui viene classificata la malattia: • lo Stadio III, in cui il tumore si è diffusamente propagato ai linfonodi e/o ad altri tessuti dell'area della mammella, ma non ad altre parti del corpo distanti da questa area; • lo Stadio IV, in cui il tumore si è esteso ad altre aree distanti dalla mammella, quali fegato, polmoni, ossa, cervello e/o altri tessuti o organi. Generalmente, si indica come “carcinoma mammario metastatico” il carcinoma di Stadio IV che si è diffuso anche ad altre aree distanti dal tumore primitivo, mentre per “carcinoma mammario localmente avanzato” si intende il carcinoma mammario di Stadio III, diffuso localmente nell'area della mammella senza aver attaccato organi o tessuti distanti. Il carcinoma mammario avanzato è diverso dal tumore al seno in fase precoce per molti aspetti: le opzioni di trattamento, gli obiettivi delle cure e le esigenze delle donne. Circa un terzo delle donne con carcinoma mammario in Stadio iniziale (Stadio 0, I, II) è destinato a sviluppare una forma di carcinoma avanzato (Stadio III, IV). Il tasso di sopravvivenza a 5 anni per il carcinoma al seno in Stadio 0 è del 93%, nello Stadio I è all’88%, nello Stadio II è compreso tra il 74-81%, mentre per lo Stadio IV crolla al 15% (dati del National Cancer Data Base). Un gap drammatico che denuncia l’urgenza di mettere in campo nuove terapie per rallentare la progressione della malattia, assicurando alle donne una più lunga sopravvivenza con la migliore qualità di vita possibile. (LARA LUCIANO)