Lo sviluppo delle cura mirate – quelle che gli esperti chiamano ‘terapie target’ – che dopo aver cambiato lo scenario in molte aree dell’oncologia oggi stanno aprendo nuove prospettive anche nel trattamento del tumore del polmone, deve seguire tre passaggi: identificate le sequenze di DNA difettoso, scovare con un test la mutazione specifica e “disegnare” in laboratorio il farmaco mirato capace di colpire l’anomalia molecolare che fa impazzire le cellule, facendole moltiplicare all’infinito. In particolare per il cancro “non a piccole cellule” (NSCLC), la forma più diffusa al mondo: prima causa di decesso per tumore tra gli uomini, terza causa nella popolazione femminile; responsabile in Europa di 350 mila nuovi casi l’anno e di un milione di morti nel mondo. Solo in Italia si ammalano di cancro del polmone 39.000 persone l’anno, l’11% di tutte le diagnosi di tumore, che incidono per ¼ sulla popolazione femminile e per ¾ su quella maschile. Nel corso della propria vita un uomo su 9 e una donna su 36 vanno incontro al rischio di sviluppare un tumore del polmone indipendentemente dai fattori di rischio. «Nell’80% dei casi il tumore del polmone è correlato al fumo di sigaretta: un fumatore che consuma 20 sigarette al giorno per vent’anni ha un rischio del 2.000% di ammalarsi, mentre il fumo passivo aumenta questo rischio del 20-30% - dichiara il professor Andrea Ardizzoni, Direttore della Struttura Complessa di Oncologia Medica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma – Il carcinoma polmonare è una malattia tipica dell’età avanzata: la diagnosi avviene di solito attorno ai 65-70 anni e a causa dell’invecchiamento della popolazione l’età alla diagnosi si sposta sempre più avanti negli anni. Grazie alla legge Sirchia abbiamo assistito ad una flessione annua (-2%/annuo) dei tumori polmonari negli uomini, mentre i nuovi casi sono in aumento tra le donne. Un fenomeno emergente è la comparsa di tumori polmonari tra le persone che non hanno mai fumato». Dove va la ricerca. Da alcuni anni lo studio dell’assetto genico del cancro ha modificato radicalmente la classificazione dei tumori polmonari. È ormai superata la tradizionale distinzione tra carcinoma polmonare “a piccole cellule” e “a grandi cellule”: all’interno del carcinoma polmonare “non a piccole cellule” (NSCLC) vengono distinti tumori anaplastici, squamosi e non squamosi, questi ultimi chiamati adenocarcinomi. Tale distinzione è imprescindibile per identificare l’opzione terapeutica corretta, scelta sulla base delle informazioni istologiche e genetico-molecolari del singolo tumore. La scoperta dei diversi tipi di tumore polmonare “non a piccole cellule” ha permesso di compiere nell’ultimo decennio enormi progressi sul fronte dello sviluppo di nuove terapie che agiscono in modo mirato su specifiche mutazioni geniche. La molecola più recente è crizotinib, terapia mirata per il recettore ALK. I benefici di questa molecola, sia nel prolungare la sopravvivenza libera da malattia sia nel migliorare la sintomatologia e la qualità di vita, sono talmente importanti che lo studio di fase I è stato considerato sufficiente per l’approvazione e registrazione del farmaco da parte dell’FDA. In Europa il farmaco è stato autorizzato dall’EMA a fine ottobre 2012 e, al momento, in Italia è disponibile attraverso i meccanismi previsti dalla legge 648. La medicina personalizzata. Soprattutto in oncologia questo approccio si appresta a “guidare” ogni singolo aspetto dell’assistenza al paziente: non solo la terapia, ma anche la diagnosi. Per arrivare a individuare la terapia corretta occorre, infatti, aver prima identificato l’alterazione genetica specifica attraverso il test molecolare per sapere se il farmaco potrà essere efficace in quel paziente. La sensibilizzazione dei medici e dei pazienti su questo aspetto è tra gli obiettivi del Mese della sensibilizzazione. «Ogni volta che un paziente riceve la diagnosi di tumore polmonare, l’oncologo introdurre la tematica dei markers biomolecolari e delle rispettive terapie mirate – afferma Silvia Novello, Presidente WALCE Onlus (Women Against Lung Cancer in Europe) e Ricercatore Universitario presso il Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino – È importante che il paziente sappia che il test va eseguito quando effettivamente necessario, poiché per molte forme di tumore le probabilità che i test dei biomarcatori risultino positivi sono scarsissime». Eppure nonostante le conoscenze siano cresciute in maniera esponenziale, sui giornali si parla pochissimo di questa malattia. Molta la paura, tanti i tabu e l’emarginazione dei pazienti. «ll fatto che il tumore del polmone sia il “grande assente” nella comunicazione che i media dedicano all’oncologia è un’evidenza dimostrata da più studi scientifici, che indicano univocamente come i report sul polmone rimangano ancora agli ultimi posti della comunicazione oncologica. Di tumore al polmone si parla pochissimo e quando se ne parla si tratta di articoli dedicati per lo più a fumo e prevenzione e non alla terapia», fa notare Daniela Minerva, giornalista esperta di medicina del settimanale L’Espresso. «Il dato di fatto è che il tumore del polmone è un argomento tabu per i media, in primo luogo per il senso di paura che genera e in secondo luogo per lo stigma che colpisce i pazienti, ritenuti colpevoli della loro stessa malattia, l’unica forma di tumore associata a una causa certa, il fumo». (ST. SER.)