L’Osservatorio ARNO Diabete, frutto di un partenariato fra il CINECA e la Società Italiana di Diabetologia, fornisce periodicamente dati preziosi per quantificare il peso economico e sociale del diabete in Italia e in alcune realtà regionali: presenta dati riguardanti la prevalenza della malattia, caratteri demografici delle persone affette da diabete, nonché informazioni dettagliate sui ricoveri ospedalieri e sulle prescrizioni di farmaci, dispositivi (es. strisce per la glicemia) ed esami diagnostici. Grazie a questi dati è possibile avere un’idea precisa dei costi della malattia e delle varie voci di spesa, cosa che consente una più efficace e mirata programmazione sanitaria. “Abbiamo partecipato con impegno ed entusiasmo all’analisi dei dati disponibili nell’Osservatorio ARNO Diabete – commenta il prof. Enzo Bonora, presidente eletto della Società Italiana di Diabetologia – perché riteniamo che forniscano informazioni preziose su dove migliorare e che siano fondamentali per razionalizzare ed ottimizzare i percorsi assistenziali e per meglio allocare le risorse umane ed economiche nell’interesse della collettività e, in particolare, delle persone con diabete”. Questi i principali dati desumibili dal Rapporto ARNO Diabete Veneto 2013: 1. I residenti del Veneto identificati come diabetici dalle varie fonti utilizzate (farmaci, esenzioni ticket, ricoveri) sono circa 275 mila, con una prevalenza del 5,6% sui circa 5 milioni di abitanti della Regione. Questa prevalenza, pur essendo più bassa rispetto a quella dell’intero Paese (pari al 6,2%), è del 70% superiore a quella del 1997. Il 60% dei diabetici ha un’età pari o superiore a 65 anni, il 3% ha meno di 35 anni e meno dell’1% ha un’età inferiore a 20 anni. Ciò significa che, sebbene più frequente nelle fasce di popolazione più avanti con gli anni, 100 mila soggetti con diabete nel Veneto non sono anziani o addirittura si trovano nel pieno dell’età lavorativa. 2. Il 92% dei diabetici riceve almeno una prescrizione di un farmaco per il diabete o per altre patologie. Il numero di confezioni di farmaco prescritte ai diabetici è più che doppio rispetto ai non diabetici (67 contro 31). Circa il 91% dei diabetici riceve almeno una prestazione specialistica (visita o esame di laboratorio o strumentale). Anche le prestazioni prescritte ai diabetici sono quasi doppie rispetto ai non diabetici (34 contro 19 ogni anno). Circa un diabetico ogni cinque viene ricoverato almeno una volta nell’anno e i ricoveri nei diabetici rappresentano il 16% di tutti i ricoveri ordinari della Regione. Le persone con diabete ricoverate nell’85% dei casi effettuano almeno un ricovero ordinario e nel 22% dei casi almeno un ricovero in regime di Day Hospital. “Sono dati questi – commenta il prof. Enzo Bonora - che danno una chiara indicazione del peso enorme che la malattia comporta per le persone affette, per le loro famiglie e per il Servizio Sanitario Regionale e Nazionale”. 3. Il tasso di ricovero è circa doppio nei diabetici rispetto ai non diabetici (354 contro 184 per mille persone/anno) e il numero medio annuo di ricoveri ordinari nei diabetici è di 1.6 rispetto a 1.4 nei non diabetici. La degenza media è superiore nei diabetici di circa un giorno e mezzo (13.3 contro 11.9). Da notare che solo in una piccola percentuale di casi (circa 4%) il ricovero è dettato dallo scompenso del diabete mentre in circa un terzo dei casi esso è legato a problemi cardiovascolari. Quasi tutte le patologie, tuttavia, generano più ricoveri nei diabetici che nei non diabetici. “Questi dati – conferma il prof. Bonora – consolidano il concetto che il diabete è una malattia sistemica che interessa tutti gli organi e apparati. La valutazione degli esiti deve far riflettere sul fatto che nei soggetti con diabete ancora troppo spesso si sviluppano delle complicanze, in particolare cardiovascolari. Va sottolineato tuttavia che i pazienti veneti hanno numeri di gran lunga migliori della media nazionale e che solo un’esigua minoranza di pazienti viene ricoverata per diabete scompensato”. 4. Il costo complessivo della cura e degli esami è più che doppio nei diabetici rispetto ai non diabetici (circa 2.800 rispetto a circa 1.300 euro). La composizione della spesa per poco più della metà (53%) è da riferire ai ricoveri, per il 15% alla specialistica (esami, visite, ecc.), per il 20% ai farmaci diversi dagli antidiabetici, per il 7% ai farmaci antidiabetici e per il 6% ai dispositivi. 5. I farmaci utilizzati. Gran parte dei pazienti sono trattati con antidiabetici diversi dall’insulina, orali o iniettabili; il 30% assume insulina (da sola o in associazione con altri farmaci). In accordo con le linee guida correnti, la metformina (da sola o in associazione con altri farmaci) è il farmaco più usato per il trattamento del diabete (quasi l’80% dei soggetti); le sulfoniluree (da sole o in associazione con altri farmaci) sono usate nel 40% dei casi e la repaglinide nel 10% dei casi. I glitazoni sono usati in poco più del 5% dei casi, l’acarbosio in meno del 2% e le incretine in meno del 10% dei soggetti (inibitori DPP-4 nel 7% dei casi e agonisti recettore GLP-1 nell’1,5% dei casi). “Alla luce delle più recenti raccomandazioni delle società scientifiche e delle caratteristiche della popolazione in esame (molti anziani, anche ultraottantenni, con più e associate e dunque ‘fragili’) – commenta il professor Enzo Bonora – questo uso ancora così abbondante di sulfoniluree e repaglinidi merita una approfondita riflessione”. Gli analoghi dell’insulina rendono conto del 50% della spesa per tutti gli antidiabetici, le insuline DNA-ricombinanti contribuiscono per meno del 4% e i nuovi antidiabetici (incretine) per il 15%. 6. Il trattamento dei fattori di rischio concomitanti. L’80% dei diabetici è iperteso, ma ad essere tratto con antipertensivi è solo il 71%. Solo il 47% è trattato con farmaci per il colesterolo e solo il 40% con antiaggreganti piastrinici. “Sono numeri molto più bassi di quelli attesi – commenta il prof. Bonora – soprattutto in considerazione del fatto che le persone con diabete rappresentano una categoria ad elevato rischio di malattie cardiovascolari”. 7. L’automonitoraggio del diabete. I soggetti che fanno uso di dispositivi (aghi per penne o siringhe, lancette pungidito e strisce per la misurazione della glicemia) sono circa 150 mila, cioè poco più della metà del totale. “E’ una percentuale decisamente bassa – commenta il prof. Bonora – considerando che il 30% è in trattamento insulinico e che il 50% assume secretagoghi (sulfoniluree o repaglinide), farmaci che possono causare crisi di ipoglicemia, un evento spesso asintomatico o paucisintomatico, benché pericoloso, e che solo un attento e regolare automonitoraggio glicemico domiciliare può rivelare”. 8. In considerazione della spesa pro capite e del numero dei diabetici, il costo complessivo del monitoraggio e della cura del diabete nel Veneto è calcolato in quasi 800 milioni di euro. Questa somma in realtà sottostima di circa il 30% la spesa reale perché è definita dalle tariffe e dal sistema dei DRG. Considerando che i ricoveri ordinari sono circa 80 mila, che la degenza media è 13.3 giorni e che la giornata di degenza costa in media 750 euro, la voce della spesa per i ricoveri ammonta nella realtà a quasi 800 milioni di euro. Sommando a questi la spesa per i farmaci (circa 200 milioni di euro), quella per i dispositivi (circa 50 milioni di euro) e per la specialistica (circa 110 milioni di euro) il costo reale diventa quasi 1.200 milioni di euro. All’interno di questa somma i ricoveri pesano per il 66%. Sommando la spesa per i farmaci diversi dagli antidiabetici e considerando che il costo degli esami di laboratorio specifici per il diabete e delle visite diabetologiche non rappresenta che una piccola parte della specialistica (1-2%), il costo attribuibile alle complicanze e alle comorbidità rappresenta più del 90% del costo della malattia. “Nel complesso i dati dell’Osservatorio ARNO Diabete Veneto, accanto a quelli desumibili dagli archivi del Servizio Epidemiologico Regionale e dai database dei diabetologi e dei medici dei medicina generale – commenta il prof. Bonora – forniscono una chiara indicazione del peso enorme che questa malattia comporta per le persone affette, le loro famiglie e il Servizio Sanitario Regionale e Nazionale”. (IS. SER.)
