I fili di sospensione, che finalmente sono oggi disponibili in versione riassorbibile (acido polilattico), dopo essere stati ottimizzati per la loro funzione, riescono a dare una sospensione ottimale dei tessuti, opponendosi alla forza di gravità e agli anni che passano, senza dover ricorrere, o quanto meno permettendo di rimandare di diversi anni, l’invasività del bisturi e del lifting. "Certamente non sono in grado di sostituire del tutto il lifting - precisa Emanuele Bartoletti, presidente del 35° Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina Estetica (SIME) appena chiusosi a Roma - perché quando c’è una lassità tissutale tale da richiedere un intervento chirurgico, questo non può realmente essere vicariato da altre procedure, neppure dai ‘fili’. Però sicuramente i fili sono utili per ritardare l’indicazione al lifting: quando cominciano i primi cedimenti del collo intorno alla mandibola – i cosiddetti ‘bargigli’ – questi fili riescono a riposizionare verso l’alto i tessuti molli del volto, in maniera poco traumatica. Vengono infatti inseriti con un ago e quindi non necessitano di punti; la procedura può essere fatta tranquillamente in anestesia locale e quindi rientra tra i trattamenti di medicina estetica, non chirurgici. A fronte di un margine di sicurezza decisamente importante, perché non sono state descritte complicanze degne di nota (ovviamente se il trattamento è ben eseguito), il risultato è assolutamente valido ed efficace da un punto di vista estetico. Questi trattamenti vengono utilizzati per la correzione del terzo inferiore del viso, per il terzo medio e per il collo. I fili in acido polilattico si riassorbono dopo 6 mesi circa, ma la loro azione viene mantenuta dalla fibrosi che si crea intorno al filo e che consiste nella deposizione di fibre collagene, un sorta di cicatrice lineare, completamente invisibile perché all’interno del tessuto, che contribuisce a mantenere il posizionamento dei tessuti per un anno e mezzo o due". L'intervento. Oggi si può ripetere: mentre prima i fili erano in prolene, quindi permanenti e non riassorbibili adesso, con questi fili riassorbibili, la procedura è assolutamente ripetibile. Questi nuovi fili hanno delle piccole ‘campane’ che permettono di ancorarsi tra i tralci fibrosi del tessuto connettivo sottodermico; possono essere inseriti più in profondità, fatto che li rende sono meno visibili in superficie, e hanno una maggior compatibilità. Se l’intervento è ben eseguito non c’è rischio di ematomi o sanguinamenti ed è assolutamente compatibile con i limiti mini-invasivi della medicina estetica. E’ una tecnica molto ben ‘standardizzata’. Per trattare il terzo inferiore, ad esempio, il filo si inserisce parallelo alla linea mandibolare fino all’angolo della mandibola e poi un altro filo viene inserito in direzione verticale verso l’orecchio, in maniera tale per cui i tessuti vengono ‘raggruppati’ verso il centro del filo: la parte superiore serve per l’ancoraggio, mentre la parte inferiore serve invece per la trazione dei tessuti verso l’alto. I costi. Dipendono ovviamente dal numero di fili che si utilizzano: un filo costa 200 - 300 euro e se ne mettono da 2 a 6. Questa tecnica di risospensione si può associare ad altri trattamenti ‘ridensificanti’: l’azione dei fili può essere prolungata se ci si sottopone a dei trattamenti con radiofrequenza, perché la radiofrequenza comunque aumenta la fibrosi, che mantiene nel tempo l’effetto del filo. Sono allo studio anche dei fili dedicati appositamente per il corpo, ma ancora siamo nella fase di studio: sono stati proposti per il seno, per l’interno delle braccia e delle cosce. L’interno delle braccia e delle cosce è purtroppo una zona terribile perché fino ad oggi ha avuto solo indicazioni chirurgiche per la correzione; però con questi fili pensiamo di riuscire ad ottenere buoni risultati. Anche su queste regioni difficili. (IS. SER.)
