Tredici milioni di italiani nascondono nei vasi sanguigni “gemme” che sono però tutt’altro che preziose. L’acido urico che si deposita appunto sotto forma di cristalli di urato è infatti una minaccia per il cuore e la circolazione, perché secondo le ricerche che negli ultimi anni si sono susseguite, potrebbe essere un fattore di rischio cardiovascolare corresponsabile di 4 infarti su 10, soprattutto in chi ha già colesterolo alto, ipertensione e iperglicemia.“Considerando la soglia attuale di rischio fissata in 6 milligrammi per decilitro di sangue si è dimostrato, che per ogni incremento di 1 milligrammo il rischio di complicanze cardiovascolari gravi cresce dal 9 al 26%, con un parallelo incremento della mortalità e aumenta di oltre il 20% il pericolo d’ictus”– spiega Claudio Borghi, Ordinario di Medicina Interna all’Università di Bologna e coordinatore del documento di consenso sulla revisione dei livelli di acido urico come fattore di rischio cardiovascolare-“L'eccesso di acido urico inoltre aumenta il rischio di ipertensione arteriosa e danni renali, e quasi triplica la probabilità di diabete tanto che alcuni studi sperimentali suggeriscono che l’iperuricemia possa essere un fattore di rischio più temibile del colesterolo”. “Purtroppo l’acido urico finora poco considerato,è noto solo a chi soffre di gotta e come causa principale di questa malattia – commenta Angelo Testa, Presidente SNAMI e promotore del Progetto Medico Amico – Sebbene le stime parlino di circa 13 milioni di italiani con l'uricemia ‘sballata’, la maggior parte non lo sa perché pochi la controllano, pochissimi di routine: appena il 2 % della popolazione sa che cosa sia l'acido urico o l'ha mai misurato,mentre il 70% di chi ha misurato almeno una volta l'uricemia non ripete il test più di una volta all'anno. Proprio per ottenere una maggiore consapevolezza degli italiani nei confronti di questo nuovo nemico del cuore e sull'importanza di tenerlo sotto controllo, il 25 ottobre si terrà il Medico Amico Day, la prima giornata nazionale dedicata al controllo dell’iperuricemia promossa da SNAMI. Negli ipermercati di 26 fra le più importanti città italiane, sarà possibile misurare l'acido urico nel sangue e ricevere informazioni su come prevenire e combattere l'iperuricemia”. “I meccanismi del danno da acido urico sono molteplici e complessi – interviene di nuovo Borghi - I cristalli di urato che si depositano sulla parete dei vasi aumentano la possibilità di formazione della “placca” aterosclerotica, a cui contribuiscono anche i processi di sintesi dell’acido urico portando alla formazione di una grossa quantità di sostanze ossidanti che alterano l’endotelio della parete dei vasi rendendoli più suscettibili alla comparsa di aterosclerosi”. I danni dell'iperuricemia sono particolarmente evidenti nei pazienti che possiedono uno o più fattori di rischio cardiovascolare,nei quali risulta ancora più importante la conoscenza dei livelli di uricemia che possono risultare “fuori soglia” anche per un valore più basso fino a 5,5 milligrammi per decilitro tanto che si discute se il valore limite debba essere un po’ abbassato. “Tuttavia, come spesso accade, un parametro numerico non va considerato da solo in quanto tale, ma valutato nell'ambito della condizione del singolo soggetto e delle sue caratteristiche per capire se i livelli elevati di acido urico sono una minaccia reale o vanno soltanto monitorati - aggiunge Testa - Per questo uno degli obiettivi del progetto Medico Amico è anche la formazione dei medici perché sappiano se e quando richiedere l’esame e soprattutto riescano a mettere a punto una strategia di prevenzione”. Il test. Semplice ed economico, richiede solo una goccia di sangue. In caso del riscontro di iperuricemia, è opportuno cercare di rientrare nella norma per non correre inutili rischi. “A seconda del profilo generale del paziente si può decidere di essere più o meno aggressivi, tenendo conto di tutti gli altri elementi di pericolo – osserva Giovambattista Desideri, professore associato di Medicina Interna all’Università dell’Aquila – La prima e più importante strategia è una revisione dell'alimentazione che è una grossa fonte di acido urico. Per tenere sotto controllo l’uricemia bisogna ridurre l’apporto di purine, acidi nucleici che portano alla sintesi di acido urico e che si trovano in abbondanza nelle frattaglie, nella selvaggina, nel pesce azzurro e nei molluschi. Evitare le carni grasse nella dieta è dunque un primo passo per migliorare i propri valori. Inoltre poiché lo stesso acido urico si forma dal metabolismo del fruttosio, sarebbe opportuno ridurre il consumo di cibi addizionati di tale zucchero come le bevande dolcificate e mantenere una buona idratazione. Se nonostante l'intervento dietetico non si vedono risultati o si ritiene che il paziente sia ad alto rischio, per diminuire l'uricemia si può ricorrere ai farmaci in grado di far scendere i livelli di acido urico circolante”. Per conoscere la propria uricemia e tutto quel che c'è da sapere per prevenire e combattere gli eccessi, l'appuntamento è sabato 25 ottobre negli ipermercati di Ancona, Aosta, Bari,Biella,Bologna, Cagliari, Caserta, Catanzaro, Ferrara, Firenze, Lecce, Matera, Messina, Monza, Napoli, Palermo, Pavia, Pescara, Reggio Calabria, Roma, Savona, Terni, Torino, Trento, Treviso e Udine: i medici SNAMI saranno a disposizione per visite gratuite, consulenze e per l'esame della pressione e dell'uricemia.“I dati raccolti saranno poi analizzati per capire la diffusione dell'iperuricemia in Italia e le caratteristiche dei pazienti con questo fattore di rischio cardiovascolare; i risultati confluiranno in un Libro Bianco che sarà consegnato al Ministero della Salute durante il Consiglio Nazionale SNAMI, a metà dicembre”, conclude Testa. (L. LUC.)
