I problemi di una notte in bianco, non si dissolvono alle prime luci dell’alba ma si trascinano sui banchi di scuola. Iperattività, scarsa capacità di concentrazione, comportamenti aggressivi e calo del rendimento scolastico, possono dipendere da un disturbo cronico del sonno che, secondo i pediatri della Paidòss arriva ad interessare un under 14 su cinque, in pratica un milione di bimbi e ragazzi italiani tra i 3 e i 14 anni. Ma in otto casi su 10, l’insonnia dei più piccoli è frutto solo di cattive abitudini, spesso ‘permesse’ dai genitori e non una vera e propria malattia. Più in generale poi, anche i ragazzi che non soffrono di insonnia, oggi dormono in media un’ora in meno rispetto ai coetanei di un secolo fa, con il risultato che ogni giorno, il debito di sonno ammonta a 40 minuti circa anche tra chi non ha difficoltà a chiudere gli occhi una volta arrivato a letto la sera. Come fare dunque per recuperare il sonno perduto? I pediatri della Paidòss dettano la loro ricetta, da loro indicata come la ‘regola dei cinque sensi’: Vista: vietati tablet, computer e televisione dopo le otto di sera. La luce di questi dispositivi interferisce con la produzione di melatonina e questo altera il ciclo sonno-veglia. Anche le luci della camera da letto, almeno al momento di andare a letto, devono essere soffuse; è possibile eventualmente lasciare una lucina per i più piccoli, che hanno paura del buio. Gusto: una bella tazza di latte tiepido prima di andare a letto concilia il sonno; la cena, da consumare prima delle 20, deve essere abbastanza leggera e possibilmente a base di alimenti (pollo e tacchino, uova, pesce, carboidrati integrali, latticini) contenenti il triptofano, l’aminoacido del sonno. Olfatto: cambiare spesso le lenzuola, perché si dorme meglio tra quelle che profumano di bucato appena fatto, meglio se all’aroma di lavanda che abbassa la frequenza cardiaca e fa rilassare meglio. L’aria della camera da letto deve essere ‘pulita’; no insomma ad arredi pesanti, ricettacolo di polvere e di acari. Tatto: si dorme meglio abbassando i riscaldamenti o raffreddando un po’ l’ambiente nei mesi più caldi; la temperatura ideale per una bella dormita dovrebbe essere intorno ai 18°; il bambino dovrebbe indossare un pigiama di cotone traspirante, un po’ più pesante in inverno. Il bambino insomma non deve sentire caldo (ma nemmeno freddo, ovviamente) a letto, altrimenti comincia a scoprirsi e a dormire male. Udito: i rumori della casa devono cominciare ad attutirsi da almeno 30 minuti prima di approdare al letto; se si vive in una zona molto rumorosa, è consigliabile fare ricorso al ‘rumore bianco’; esistono apparecchi appositi, ma va benissimo anche il ronzio di un ventilatore o di un purificatore d’aria elettrico. E’ importante inoltre che i più piccoli vadano a letto non più tardi delle 21, perché oltre quest’orario – dicono i pediatri – si fa più fatica ad addormentarsi, passa il momento del sonno e si fanno più frequenti i risvegli notturni. “Sono pochi i casi in cui l'insonnia e i disturbi del sonno sono conseguenza di vere e proprie patologie come l'asma, il reflusso, disturbi dell'orecchio o le apnee ostruttive – spiega il dottor Giuseppe Mele, presidente Paidòss – che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare riguardano anche i più piccini (il 2-4% di quelli tra i 2 e gli 8 anni) e dipendono spesso da anomalie delle prime vie aeree. Nella maggioranza dei casi, la difficoltà ad addormentarsi e i risvegli notturni sono colpa di cattive abitudini durante la giornata. In oltre otto casi su dieci infatti l’insonnia dipende da fattori psico-fisiologici, legati all’organizzazione della giornata, alla molteplicità di stimoli che si trovano intorno e alla routine data dai genitori, a cominciare dalla pessima abitudine di costringere i figli a seguirli nei locali e nei ristoranti fino a mezzanotte. Se si decide di avere un figlio si deve anche mettere in conto qualche rinuncia per il loro benessere. Il loro diritto al riposo deve essere messo al primo posto. I bambini fra i tre e i cinque anni dovrebbero dormire almeno dalle 11 alle 13 ore, per poi arrivare a 9-10 ore dai 6 ai 10 anni e almeno 8-9 ore dagli 11 ai 13 anni. Tutto ciò spesso oggi non accade e la maggioranza “perde” almeno 40 minuti del monte ore necessario ad affrontare al meglio la giornata a scuola”. (Laura Monti)
