Si chiama Raltegravir il farmaco antiretrovirale di MSD capostipite degli inibitori dell’integrasi, che si è dimostrato superiore nell’obiettivo combinato di efficacia e tollerabilità rispetto ai due inibitori della proteasi atazanavir e darunavir in pazienti con HIV mai trattati in precedenza. La notizia, che apre nuove prospettive nel trattamento dell’HIV, fornendo ulteriori prove di efficacia e tollerabilità di Raltegravir, arriva dalla 21° Conferenza sui Retrovirus e le Infezioni Opportunistiche (CROI 2014) di Boston, nel corso della quale sono stati presentati i risultati dello studio ACTG 5257. Lo studio, condotto dall’Aids Clinical Trial Group (ACTG) un autorevole network indipendente di ricerca in ambito HIV/AIDS su un campione di ben 1.809 pazienti, ha messo per la prima volta a confronto Raltegravir con atazanavir e darunavir, fino ad oggi riferimento dei regimi di terapia a base di inibitori della proteasi. Dopo 96 settimane, Raltegravir ha dimostrato un più alto livello di controllo virologico rispetto ai due inibitori della proteasi e si è dimostrato superiore ad entrambi nell’endpoint combinato relativo al tempo al fallimento virologico ed al tempo all’interruzione del trattamento per tollerabilità. Il valore dello studio ACTG 5257 è accresciuto, oltre che dall’indipendenza del gruppo di ricerca, dal fatto che il pool dei pazienti arruolati presentava un profilo molto simile a quello che si incontra nella pratica clinica quotidiana. Sulla base dei risultati dello studio, i clinici potranno iniziare la terapia antiretrovirale su pazienti mai trattati in precedenza (naïve) direttamente con Raltegravir al posto degli inibitori della proteasi. Parlano i clinici. «È la prima volta che Raltegravir viene confrontato con atazanavir o darunavir in un ampio studio clinico randomizzato» afferma Carlo Federico Perno, Professore di Virologia all’Università di Tor Vergata e Direttore dell’Unità di Virologia Molecolare del Policlinico Tor Vergata di Roma. «I dati dello studio ACTG 5257 suggeriscono che Raltegravir, nell’obiettivo combinato che considera insieme i due parametri di efficacia e tossicità, è risultato superiore ai due inibitori della proteasi, farmaci importantissimi per la terapia antivirale». Raltegravir è il primo e finora unico farmaco approvato e commercializzato in Italia che, nel ciclo cellulare del virus HIV-1, colpisce l’integrasi, enzima essenziale per la riproduzione e la propagazione del virus all'interno delle cellule umane.Sviluppato con il contributo determinante dei centri di ricerca italiani e disponibile in Italia dal 2008, Raltegravir si è subito imposto per l’elevata efficacia e rapidità d’azione, unite ad un ottimo profilo di tollerabilità, elemento fondamentale per pazienti candidati ad assumere il farmaco nell’arco della loro vita. «Raltegravir rappresenta sempre più uno straordinario passo avanti e con il suo meccanismo d’azione ha aperto una nuova visione nel trattamento dell’HIV: efficacia, profilo di tollerabilità e compatibilità con altri farmaci lo collocano al vertice di tutto quello di cui disponiamo oggi e ne fanno l’antiretrovirale migliore per il medico e per il paziente», afferma Giovanni Di Perri Professore ordinario di Malattie Infettive dell’Università degli Studi di Torino. «I risultati dello studio ACGT 5257 sono la validazione definitiva della capacità di Raltegravir di inibire il virus già dalle prime settimane, di mantenere nel tempo questo effetto e di facilitare l’aderenza al trattamento perché meglio tollerato». Raltegravir è attualmente la punta di diamante dell’impegno di MSD in virologia. Nei suoi laboratori di ricerca sono nati anche indinavir ed efavirenz, capostipiti delle rispettive classi degli inibitori della proteasi e degli inibitori non nucleosidici della transcrittasi inversa, che sono stati a lungo punto di riferimento della terapia antiretrovirale. (LARA LUCIANO)