Farmaci generici fascia C: perché non li utilizziamo?

Nonostante abbiano un elevato valore sociale, sottolineato da medici e istituzioni, i farmaci equivalenti di fascia C sono ancora poco diffusi a causa della mancanza di un’adeguata informazione al paziente
di Maria Rita Montebellisabato 15 marzo 2014
Farmaci generici fascia C: perché non li utilizziamo?
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L’ingresso dei farmaci generici nel mercato italiano procede a due velocità: mentre aumenta la quota di mercato di quelli di fascia A, rimborsati dal Sistema Sanitario Nazionale, si registrano quote di mercato mediamente più basse per i generici di fascia C, a totale carico del paziente. Nel 2013, infatti, a fronte di un incremento del mercato nei generici di fascia A del 14%, il mercato dei generici di fascia C è rimasto invariato, registrando un leggero aumento dello 0,9%1. Un vero e proprio controsenso se si pensa che un aumento dell’utilizzo dei farmaci equivalenti in fascia C comporterebbe un risparmio notevole per i pazienti. Con l’obiettivo di analizzare questa situazione e capire quali sono i limiti alla diffusione dei generici in fascia C, DOC Generici ha organizzato un momento di confronto a Milano che ha coinvolto medici ed istituzioni. Dal’incontro è emerso che l’elemento chiave che non permette una maggiore diffusione dei generici in fascia C, e un conseguente risparmio per i cittadini, è la mancanza di informazione. “Con l’introduzione della prescrizione condizionata per principio attivo nel 2012 – ha detto Gualtiero Pasquarelli, Amministratore Delegato DOC Generici - la quota di mercato dei generici in fascia A ha avuto un incremento significativo. Al contrario, la norma non ha avuto alcun effetto sulla diffusione del generico tra i farmaci di fascia C. L’elemento chiave che spiega la minor diffusione dei generici in fascia C – ha continuato Pasquarelli - è la mancanza di una adeguata informazione al paziente sulla loro disponibilità e, soprattutto, sull’opportunità di risparmio che offrono”. Nei primi nove mesi del 2013, la spesa dei farmaci acquistati a carico del cittadino è stata pari a 4.937 milioni di euro, composta soprattutto dai farmaci di classe C con obbligo di ricetta (11,5%). Sempre in riferimento alla classe C con ricetta medica, la spesa sostenuta dai cittadini dal 2009 al 2013, è diminuita del 6% mentre il totale della spesa privata - che comprende anche compartecipazione, acquisto privato di fascia A e automedicazione - è aumentato del 15%2, nonostante l’ingresso di numerosi farmaci generici in conseguenza della scadenza dei brevetti. L’aspetto legato ai costi influisce anche sul proseguimento della terapia da parte dei pazienti, come dimostrato da un ricerca condotta dall’Osservatorio O.N.DA. Per 1 donna su 5 (il 21% del campione intervistato) i costi delle terapie croniche a cui si deve sottoporre rappresentano un limite importante alla compliance. Inoltre 1 donna su 4, tra coloro che hanno modificato la propria terapia a causa del costo, prende queste decisioni in completa autonomia, senza tenere in sufficiente considerazione il rischio che esse comportano. Ciò che emerge dalla ricerca è proprio la mancanza di informazione: le donne si sentono mediamente poco informate riguardo al farmaco generico e solo la metà di loro lo utilizza, seppure quasi tutte ne abbiano sentito parlare. Cosa dicono gli esperti. “La diffusione dei farmaci generici – ha sottolineato il Prof. Claudio Cricelli, Presidente della Società Italiana Medicina Generale SIMG - anche nella fascia a carico dei cittadini, rappresenta un’occasione di risparmio complessivo della spesa che grava sui cittadini stessi. Un’opportunità – ha continuato Cricelli - per ottimizzare i costi soprattutto in un periodo di crisi economica come questo”. Il caso del Sildenafil di DOC, il generico del famoso Viagra, ha ormai fatto scuola: prima è arrivato il generico in formulazione classica e poi, a distanza di pochi mesi, la formulazione masticabile che ha ampliato le possibilità di scelta del paziente e le prospettive del mercato. “Sono pochissimi i casi di successo dei generici in fascia C – ha affermato Pasquarelli – e un’eccezione è rappresentata dal Sildenafil. Il successo è legato al fatto che il Sildenafil rientra in quella piccola classe di prodotti – ha aggiunto Pasquarelli - che hanno un richiamo mediatico: la notizia della sua introduzione a mercato è stata diffusamente ripresa dai media. E ancor di più i media hanno sottolineato la differenza di prezzo esistente tra il generico e il Viagra”. “Senza questo richiamo mediatico le quote di mercato del Sildenafil generico sarebbero state decisamente più basse e probabilmente in linea con la media del mercato. Invece – ha concluso Pasquarelli - a soli 6 mesi di distanza dal lancio, il generico di Viagra ha raggiunto una quota di mercato superiore al 50%, performance rara tra i generici di fascia A e unica tra quelli di fascia C”. “La disfunzione erettile – ha sostenuto il Prof. Francesco Montorsi, Ordinario di Urologia dell’Università Vita e Salute-IRCCS San Raffaele, Specialista in Urologia e Andrologia - interessa circa la metà degli uomini nella fascia di età 40 - 70 anni. Questo spiega il crescente interesse da parte dei pazienti per il trattamento farmacologico orale della disfunzione erettile, considerando che i farmaci oggi a disposizione sono estremamente efficaci, estremamente bene tollerati, completamente sicuri. L'arrivo del Sildenafil come generico – ha continuato Montorsi - apre nuove possibilità ai pazienti in considerazione di una accessibilità economica molto più semplice a parità di qualità del prodotto. Ci si aspetta che la migliorata accessibilità del sildenafil riduca il mercato extra farmacia di questi medicinali che devono sempre e comunque essere assunti con prescrizione medica”. Il ruolo delle istituzioni. “La Regione Lombardia si è posta come obiettivo il raggiungimento del 70% dei farmaci generici - ha dichiarato il Dott. Stefano Carugo, Consigliere Regionale Lombardia – I generici rappresentano un’opportunità di risparmio per poi poter reinvestire le risorse in altri settori sociosanitari. Bisogna, quindi, sviluppare una cultura del generico, soprattutto di quelli di qualità”. All’incontro ha partecipato anche l’avvocato Claudio Marrapese, specializzato nel settore farmaceutico regolatorio, che si è soffermato sui vincoli di legge che impediscono di informare i pazienti sulle differenze di prezzo dei farmaci. “La legge attuale non permette l’informazione sui prezzi perché l’annovera nel contesto della pubblicità che, sui prodotti soggetti a prescrizione non è permessa - ha detto Marrapese – Bisognerebbe però distinguere l‘attività di pubblicità dei farmaci soggetti a ricetta medica, intesa come pratica di marketing vietata dal codice dei medicinali dalla mera informazione aziendale intesa a diffondere la pubblicazione dei prezzi dei medicinali soggetti a ricetta medica quale attività di trasparenza consentita dal codice dei medicinali”. “È importante quindi – ha concluso Pasquarelli - informare il consumatore su quello che è il differenziale di prezzo tra generico ed originatore. Molti consumatori sanno ‘genericamente’ che esistono i generici in classe C, ma non sono adeguatamente informati su quali generici sono disponibili e sulla differenza di prezzo esistente tra originatori e generici e quindi sulla possibilità di risparmio che il generico offre”. (ISABELLA SERMONTI)