“Saluti da Castel Romano” è il nome che l’artista Giuseppe Stampone ha scelto per l'opera che verrà presentata il 26 giugno prossimo alle ore 10.30 presso il Campo Rom di Castel Romano a Roma. Un'opera che prosegue la serie di suoi lavori “Saluti dall’Aquila” e “Greetings from New Orleans”: cartoline realizzate sui luoghi in cui sono avvenuti disastri naturali, come appunto l’Aquila e New Orleans, per evidenziare l’enorme distanza tra le promesse di intervento, quasi mai mantenute, e la realtà. Questa volta le cartoline non sono destinate alle istituzioni ma al mondo dell’arte e della cultura: Stampone, dopo aver preso coscienza del difficile ruolo che l’arte ha nell’ambito del progetto, vuole testarne l’efficacia reale e chiama in soccorso il proprio network internazionale di artisti, critici, curatori e intellettuali, per chiedere un aiuto a trovare una soluzione concreta e non solo teorica alla progettazione dell’opera. Per tanti anni, nell’ambito della sua ricerca chiamata global education, l’artista si è occupato di formazione su tematiche sociali urgenti. Oggi ammaina una voluta e provocatoria bandiera bianca per riflettere sul ruolo dell’arte e su una possibile teoria del fallimento. “Saluti da Castel Romano” è la conclusione del progetto ideato da qwatz in collaborazione con il Centro di Prima Accoglienza di Roma e curato da Benedetta di Loreto. Nel pomeriggio, alle 18:30 ci sarà un concerto aperto alla cittadinanza. Il progetto è promosso dal Centro per la Giustizia Minorile del Lazio, in continuità con il percorso progettuale “Fuori campo”, che ormai da alcuni anni vede gli operatori del Centro di Prima Accoglienza di Roma impegnati nel seguire le minori rom residenti nel campo, sottoposte a misure penali. Lo scopo è di continuare il dialogo con i Rom attraverso la condivisione di presupposti culturali e nasce da un’idea di qwatz, residenza per artisti a Roma e piattaforma di ricerca e produzione legata all’arte contemporanea, che sviluppa progetti in dialogo con musei, gallerie, fondazioni, collezionisti, istituzioni, aziende. Nato sotto forma di laboratorio, il progetto era inizialmente rivolto a ragazze minorenni sottoposte a provvedimenti penali che vivono nel Campo Rom – uno dei più grandi d’Italia con circa 1400 persone - per poi arrivare a coinvolgere anche altri minori. Dal mese di dicembre 2013, il laboratorio è stato portato avanti da tre formatori Rosa Ciacci di qwatz, Ciro Natalizio Paduano e Fabio Pennacchia che, attraverso l’insegnamento di tecniche artistiche quali il collage, la fotografia, l’uso del gesso e il disegno, hanno costruito un esempio concreto di collaborazione sia all’interno della comunità, sia tra i ragazzi Rom e possibili interlocutori esterni. La differenza culturale e sociale tra i Rom e il resto della società, sempre in rapida evoluzione, pone continue domande su come costruire un dialogo per la gestione delle relazioni sociali in una prospettiva comune. I formatori hanno individuato la necessità per i ragazzi del campo di avere uno spazio di aggregazione. All’interno del campo si trova una piccola struttura chiamata “la casetta di legno”, che rappresenta uno spazio comunitario, e un link tra il campo stesso e la città, perché visibile dalla strada. La casetta è quindi stata scelta come spazio su cui interverrà Giuseppe Stampone, artista attivo a livello internazionale e impegnato sia in progetti di musei e gallerie, sia su ematiche sociali. In collaborazione con il network Solstizio.org, Stampone realizzerà una sua opera, un possibile schermo di dialogo tra il campo e chi ci passa di fronte.