L’incontinenza si può curare importante è non vergognarsene

E’ il disturbo associato della vescica iperattiva che viene ancora vissuto con disagio dagli oltre 3 milioni di italiani colpiti da questa patologia curabile con farmaci specifici
di Maria Rita Montebellidomenica 15 giugno 2014
Un momento della conferenza stampa a Milano

Un momento della conferenza stampa a Milano

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La disinformazione regna sovrana e in particolare le donne assumono un atteggiamento passivo nei confronti dell'incontinenza urinaria, cercando rifugio nella trappola di internet che di sicuro aiuta solo a confondere le idee. Perchè questa stravolge la vita di chi ne soffre: dalla sfera sessuale, comportamentale e sociale fino a vivere la giornata in funzione di questo disagio. Sembra più un disturbo da autogestire con l’aiuto di assorbenti e ricorrendo più spesso al bagno piuttosto che rivolgersi a un vero e proprio specialista. “La sindrome da vescica iperattiva è tra le condizioni a maggior impatto per la qualità di vita dei pazienti sia per quanto concerne la quotidianità che per il vissuto psicologico in generale – commenta Stefano Salvatore, responsabile unità funzionale di uro-ginecologia, ospedale San Raffaele, Milano – i pazienti vivono con l’angoscia costante di dover correre in bagno in qualunque momento, di dover sempre cercare una toilette, di indossare vestiti neri per paura delle macchie, di emanare un odore sgradevole, di portare i pannoloni. Tutto questo viene vissuto con ansia, vergogna e imbarazzo, perdita dell’autostima, gravi sensi di colpa che in molti casi portano all’isolamento sociale e alla negazione della vita affettiva e sessuale”. In realtà è possibile una cura e va richiesta, infatti esistono 4 livelli di intervento: dal trattamento conservativo-comportamentale (bere meno liquidi ad esempio), l’ausilio di farmaci orali, soluzioni più invasive come l’impiego della tossina botulinica che viene iniettata nella vescica allo scopo di rilassare i muscoli vescicali per stimolare le terminazioni nervose che controllano il pavimento pelvico e in ultimo la chirurgia, che determina il fallimento totale della gestione della patologia. “Il nodo principale sta nel portare consapevolmente queste donne ad abbandonare il proprio atteggiamento di rassegnazione per adottarne uno di piena e attiva ricerca di informazione prima, e di possibili percorsi di cura poi – afferma Paola Tuè, direttore del dipartimento studi qualitativi, ISPO ricerche – passando ovviamente attraverso la decostruzione dei pregiudizi più diffusi e la riduzione del gap informativo esistente. Prima ancora di diffondere informazioni corrette sui farmaci esistenti, è necessario ‘fare cultura’ e partire dall’abc diffondendo l’idea dell’incontinenza urinaria come un disturbo largamente diffuso, trattabile medicalmente e perciò stesso curabile”. Bulletin Board. Grazie ad una indagine condotta per conto di Astellas dall’Istituto ISPO ricerche del professor Renato Mannheimer è nato su internet un gruppo di discussione ad hoc chiamato ‘Bulletin Board’ al quale hanno partecipato alcune donne colpite dalla patologia ed è stata fatta una analisi etnografica sulle web community che discutono sul tema della incontinenza in diversi forum virtuali. E’ emersa una notevole disinformazione e l’unica notizia che è importante da sottolineare è che esistono terapie farmacologiche appropriate per contrastare o ridurre enormemente la sintomatologia della incontinenza urinaria da vescica iperattiva. La terapia. “I farmaci oggi disponibili – spiega Andrea Tubaro, professore associato di urologia alla facoltà di medicina e psicologia, Sapienza università di Roma e responsabile uoc di urologia, azienda ospedaliera Sant’Andrea di Roma – sono i tradizionali antimuscarinici che agiscono sui recettori muscarinici presenti sul muscolo detrusore vescicale e nell’uretra, riducendo i sintomi di urgenza, frequenza e incontinenza, e l’innovativo mirabegron, il primo di una nuova classe di farmaci, agonisti dei recettori beta-3-adrenergici presenti sulla vescica, che si lega ad essi e con un meccanismo innovativo induce il rilassamento dei muscoli vescicali. La tendenza che si sta affermando è quella di impiegare mirabegron in prima linea”. Quest’ultimo causa un rilassamento del muscolo vescicale durante la fase di riempimento del ciclo minzionale, migliorando la capacità riempitiva della vescica senza impedire lo svuotamento dell’organo e prolungando l’intervallo di tempo tra le minzioni. Il costo di questi farmaci si aggira intorno ai 70 euro al mese e non sono rimborsati dal servizio sanitario nazionale, a differenza di tutti gli altri Paesi della Comunità Europea. L’aspetto economico contribuisce a peggiorare l’aderenza alla terapia cronicizzando la sintomatologia dell’incontinenza a discapito di chi vive questa patologia con enormi disagi sia psicologi che fisici. La sindrome da vescica iperattiva sarà uno dei temi che verrà affrontato durante il 38° Congresso nazionale SIUD che si svolgerà a Milano dal 19 al 21 giugno. (GIOIA TAGLIENTE)