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Una nuova ‘arma’ contro il criminea disposizione dei Carabinieri (Ris)

Una tecnologia tutta italiana, nata dalla ricerca Menarini per la diagnosi dei tumori, individuerà in modo inequivocabile gli autori di un crimine efferato come omicidio, violenza sessuale o rapina
di Maria Rita Montebelli domenica 8 ottobre 2017

3' di lettura

La scoperta della nuova applicazione di una tecnologia originariamente destinata al mondo medico, si deve ad un lungo lavoro portato avanti dai Carabinieri del Reparto Investigazioni Scientifiche (Ris) di Roma in collaborazione con l’azienda, ed è destinata a cambiare il mondo della scienza forense, al punto da essere pubblicata sulla rivista Forensic Science International. I reperti biologici raccolti sulla scena del crimine sono spesso composti da materiale biologico, di tipo diverso, proveniente da due o più persone. L’analisi di queste tracce miste rappresenta un problema in genetica forense in quanto non sempre consente di ottenere un profilo univoco del Dna e questo rende quindi più difficile l’identificazione del colpevole in quanto si deve ricorrere ad analisi statistiche complesse. Con l’utilizzo di DEPArray, tecnologia automatizzata per l’individuazione e l’isolamento di cellule pure, i ricercatori sono stati in grado, per la prima volta, di separare le cellule appartenenti ai diversi fluidi biologici (ad esempio sangue, saliva, liquido seminale) prima di effettuare l’analisi genetica standard, e hanno quindi potuto ottenere in maniera assolutamente pura, il corrispondente profilo genetico. Nel lungo lavoro dei Ris e Menarini sono state analizzate in primis misture biologiche create ad hoc: un mix di liquidi riprodotto in laboratorio che conteneva sangue, saliva e liquido seminale. I risultati di queste analisi sono stati sorprendenti: nel 100 per cento dei casi il DEPArray è riuscito a identificare i fluidi e il corrispondente profilo genetico. A seguito di queste caratterizzazioni si è potuto quindi analizzare campioni reali inerenti ad  un caso di violenza sessuale. L’analisi dei campioni ha permesso di individuare le cellule (spermatozoi) e quindi il profilo del colpevole, confermando che l’approccio sviluppato può essere applicato con successo alle tracce reali, non solo a quelle simulate. Trattandosi del primo lavoro di questo genere, saranno ovviamente necessarie ulteriori validazioni su grandi numeri di campioni reali. A questo scopo Menarini Silicon Biosystems proseguirà la collaborazione con i Carabinieri del RIS di Roma e altri laboratori di genetica forense all’estero per la validazione sperimentale del protocollo. “Il progetto DEPArray, sviluppato dalla Menarini in collaborazione con il RIS di Roma – spiega il tenente colonnello Andrea Berti, comandante della Sezione di Biologia del reparto – è senza dubbio la novità più promettente e rivoluzionaria che il mondo della genetica forense ha visto negli ultimi anni. Per la prima volta sono state, infatti, separate fisicamente singole cellule di donatori costituenti una mistura biologica. Un risultato straordinario se pensiamo all’analisi di tracce biologiche che possiamo trovare sui reperti raccolti nel corso di una indagine. Continueremo a lavorare intensamente sul progetto per capire fino in fondo i limiti di tale tecnologia e poterla poi applicare anche a tracce infinitamente piccole che ricerchiamo sulla scena di un crimine e, quindi, in ultimo, fornire un ulteriore strumento a supporto delle attività di indagine”. “Siamo entusiasti per i risultati della collaborazione tra Menarini e i Carabinieri del Ris – ha detto Domenico Simone, membro del CDA di Menarini – Il DEPArray è stato studiato e realizzato da ricercatori italiani per arrivare ad una diagnosi dei tumori anche da biopsie piccolissime e addirittura da un semplice campione di sangue. Oggi ci rende orgogliosi sapere che possiamo contribuire in modo determinante anche in altre aree della scienza, in una collaborazione con le straordinarie competenze dei Carabinieri dei RIS”. (EUGENIA SERMONTI)

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