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La SOI aggiorna le linee-guidasulla 'chirurgia della cataratta'

Novità sll’impianto delle lenti multifocali e toriche e sugli accorgimenti tecnici per misurazioni precise della curvatura della cornea per effettuare biometrie capaci di identificate il giusto potere della lente da impiantare
di Maria Rita Montebelli sabato 30 novembre 2019

Matteo Piovella

3' di lettura

La chirurgia della cataratta ha più di cinquant’anni. Era il 1967 quando il chirurgo statunitense Charles Kelnan dimostrò per la prima volta la possibilità di utilizzare gli ultrasuoni per frantumare il cristallino opacizzato, secondo la tecnica di faco-emulsificazione, e contemporaneamente di impiantare un cristallino artificiale in sostituzione di quello naturale. Da allora il progresso tecnologico ha fatto passi da gigante. Non solo nella tecnica operatoria ma anche nel corredo di esami strumentali che preparano l’intervento, per questa diffusissima patologia oculare che colpisce prima o poi ogni persona. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti: le percentuali di complicazioni sono ridotte al 3 per cento. “È un risultato straordinario ineguagliato nell’intero panorama della chirurgia: l’intervento di cataratta restituisce una completa funzionalità d’organo – ha esordito il presidente SOI Matteo Piovella – A parte questo il nostro impegno risulta inalterato perchè non dimentichiamo che il 3 per cento dei 650 mila operati nel nostro Paese, 19.500 non hanno ottenuto quanto sperato sottoponendosi alla chirurgia della cataratta. I medici oculisti sono protagonisti in un cantiere sempre aperto per rendere controllato e sicuro l’intervento di cataratta che evidenzia un continuo miglioramento adottando ogni progresso capace di rendere maggiormente accessibile e diffusa ogni conquista innovativa. Quest’anno presentiamo al Congresso SOI un nuovo aggiornamento delle linee guida per la chirurgia della cataratta capace di fare la differenza”. Come ricordato più volte, nel nostro Paese la chirurgia della cataratta procede su due binari differenti: da una parte la chirurgia basata sull’effettuazione di alti numeri a basso costo che si pratica negli ospedali pubblici. Dall’altra la chirurgia che utilizza tutte le tecnologie più avanzate e che il paziente deve pagare di tasca propria. “Nel primo caso, si tratta di un impianto di cristallini artificiali monofocali, che mettono a fuoco un’unica distanza e che risalgono agli anni ‘80 mentre nel secondo caso si tratta dell’impianto di lenti a fuoco multipli capaci di correggere anche l’astigmatismo. In questo modo dopo l’intervento le Persone non debbono più ricorrere all’utilizzo degli occhiali per guidare la macchina o leggere il giornale, anche nel caso li avessero utilizzati per tutta la vita – ha puntualizzato Piovella – Dobbiamo testimoniare che il progresso tecnologico è continuo, e che ogni mese siamo in grado di migliorare le cose. Tutto questo deve essere ben codificato e diffuso tra i 7 mila medici oculisti per dare la possibilità a chi ne ha bisogno di poterne usufruire. L’aggiornamento delle linee guida ha questi obiettivi”. Quando si adottano tecnologie nuove e maggiormente efficaci l’organizzazione del centro chirurgico deve essere implementata per poter allargare questi vantaggi alla maggior parte dei pazienti in tempi brevi. “Chiaramente, nel caso delle lenti multifocali cambiano molte cose anche nei piccoli dettagli e tutto deve essere ben gestito nel migliore dei modi. Chi ha a disposizione la tecnologia della Ferrari deve anche montare le gomme giuste ed essere un bravo guidatore; altrimenti non si va da nessuna parte”, ha aggiunto Piovella. Per una buona chirurgia dobbiamo poter utilizzare gli strumenti più aggiornati, capaci di identificare con precisione il giusto potere del cristallino artificiale da impiantare. “I biometri devono misurare la curvatura della cornea con una precisione di un millesimo di millimetro e per una perfetta misurazione la superficie della cornea deve essere regolare e liscia come una palla da biliardo. Una condizione difficilmente raggiungibile, per esempio, nei pazienti che soffrono di occhio secco – ha spiegato ancora il presidente SOI – In mancanza di una buona qualità del film lacrimale, l’occhio non risulta adeguatamente lubrificato e il paziente viene penalizzato. I valori ottenuti dagli strumenti possono cambiare ad ogni misurazione e questo rende molto difficile fare la scelta giusta”. Un punto importante è la possibilità trattare le disfunzioni delle ghiandole di Meibomio poste all’interno delle palpebre, responsabili della lubrificazione dell’occhio. A questo tema è dedicata la relazione ufficiale SOI. “Abbiamo imparato che una ostruzione delle ghiandole di Meibomio riduce la produzione di lubrificante fino al 95 per cento. Oggi alcuni trattamenti innovativi permettono di recuperare una giusta funzione contribuendo a migliorare la regolarità della superficie della cornea – ha concluso il dottor Piovella – Questo è un aggiornamento utile per tutti i colleghi oculisti per offrire ai pazienti che ogni anno si sottopongono con fiducia all’intervento di cataratta, delle soluzioni di piena soddisfazione con miglioramento dei risultati e della sicurezza”. (FABRIZIA MASELLI)

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