Medicina esteticaal tempo dei social

I millennial hanno un rapporto conflittuale con la propria immagine, colpa anche dell’ ’effetto selfie’, che distorce i tratti e crea difetti inesistenti. Cercate un professionista? Attenzione ai medici che usano il web in modo spregiudicato
di Maria Rita Montebellidomenica 19 maggio 2019
Medicina esteticaal tempo dei social
3' di lettura

Generazione Y, MTV Generation, Net Generation, EchoBoomers… sono tanti i nomi della generazione dei nati tra i primi anni ‘80 e la metà degli anni ’90 – sulle date precise c’è molto disaccordo tra sociologi – ma in questi ultimi anni sembra essersi cristallizzato il termine ‘Millennial’, a sottolineare che si tratta dell’ultima generazione i cui estremi ricadono interamente nel secondo millennio dell’era cristiana. I Millennials sono i primi ‘nativi digitali’, poiché erano bambini, tutt’al più ragazzi, durante grande rivoluzione tecnologica che ha portato i computer dai laboratori scientifici più avanzati ai salotti di casa, e che ha trasformato i telefoni fissi in cellulari. Cresciuto navigando in lungo e in largo sulle acque sconfinate del web, chi fa parte questa generazione è approdato molto naturalmente sui social network - non a caso Mark Zukerberg, fondatore di Facebook, è nato nel 1984 – dove ha sperimentato forme di comunicazione radicalmente diverse rispetto al passato, in cui è l’immagine che si sceglie di pubblicare online a farla da padrone. Con un profondo impatto a livello psicologico. “Il rapporto con i social ha alterato notevolmente la percezione di sé – afferma il presidente della SIME Emanuele Bartoletti - questo ‘esercito del selfie’ vede degli inestetismi che non esistevano nemmeno fino a qualche tempo fa. Lo sguardo che i Millennial gettano su loro stessi è profondamente influenzato dalla fotocamera del cellulare, che restituisce loro un’immagine che non corrisponde alla realtà. Come medici estetici ci troviamo a dover spiegare che il difetto che ci viene mostrato in una foto è stato creato dalla prospettiva dell’inquadratura o dalla distorsione dovuta alla distanza focale dell’obiettivo, e che in realtà non esiste affatto. Non sono solo i tratti del volto ad essere alterati dalle fotocamere degli smartphone, tutto il corpo viene modificato da questo tipo di obiettivo”. D’altro canto, non è raro chi sui social sa sfruttare la propria ‘selfie face’ e in generale la propria immagine riesca a farne una vera e propria carriera – a dire il vero spesso solo temporanea – quindi sono in aumento le richieste di interventi mirati a ‘venire bene in foto’, più che all’apparire al meglio nella vita di tutti i giorni. Ma in fondo, anche quella sui social network è vita di tutti i giorni. Per la medicina estetica, la ‘selfie face’ non è l’unico risvolto negativo dei social network e forse non è nemmeno il più grave “Esistono colleghi che avviano molto rapidamente la propria carriera attraverso i social network – avverte Bartoletti – e sebbene a questi debba andare un plauso per la capacità di autopromozione e social media management (un grande pregio di questi tempi), bisogna ricordare che fare la gavetta è molto importante nel mestiere di medico, perché sono soprattutto l’esperienza e la pratica ad affinare tecnica e conoscenze. Chi, uscito dalla scuola di formazione (step imprescindibile per la formazione di un professionista) intraprende una carriera nella medicina estetica – prosegue – di norma impiega tempo a costruire una propria clientela, e lo fa con il passaparola dei pazienti soddisfatti. Se si cerca un medico estetico affidabile (ma il discorso vale anche per altri specialisti) è consigliabile diffidare dagli studi già affollati dopo pochi mesi di attività. A questi è meglio dare fiducia tra qualche anno!”.