Pasqua, cinque sorprese in tavola per la resurrezione

Il pranzo di domani è un rito italiano, celebrato in ogni regione con sapori e profumi diversi. Ecco qualche idea
di Attilio Barbierisabato 19 aprile 2025
Pasqua, cinque sorprese in tavola per la resurrezione
2' di lettura

«La cucina pasquale italiana è un rito che rinasce ogni primavera, un miracolo che trasforma ingredienti semplici in capolavori di gusto e memoria». Così Luigi Carnacina, maestro indiscusso dei fornelli del Novecento, descriveva quel tripudio di sapori che, da nord a sud, invade le case italiane nel periodo più fiorito dell'anno. Dimentichiamo per un momento le colombe industriali e uova di cioccolata in serie. La vera Pasqua italiana a tavola è un'esplosione di creatività culinaria che affonda le radici in secoli di tradizione, un patrimonio gastronomico che sfida il tempo, le mode e non risparmia neppure la cuococrazia mediatica che ci ha travolti da almeno un decennio a questa parte. È un concerto sinfonico dove ogni regione suona il proprio strumento, creando una melodia che sa di primavera, rinascita e convivialità.

Al nord, gli asparagi – verdi sentinelle della bella stagione – si trasformano in vellutati flan che sembrano nuvole di seta, abbracciati da una fonduta che scorre come oro liquido. O più banalmente si sposano con le uova all’occhio di bue e il Grana Padano. Attraversando la pianura lombarda, la fagianella mantovana ci racconta di banchetti rinascimentali e raffinatezze di corte, dove la selvaggina danza con la dolcezza delle mele renette in un valzer di contrasti che stregherebbe perfino Gonzaga in persona.

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E cosa dire della leggendaria Torta Pasqualina? Un monumento di pasta sfoglia che custodisce al suo interno un tesoro di bietole e formaggi, con quelle uova che, come perle rare, si nascondono nel ripieno. Un capolavoro che solo mani sapienti possono erigere, tanto che il grande gastronomo Vincenzo Corrado la definì "la cattedrale dei sapori liguri". Nel cuore verde dell'Italia, l'Umbria ci stupisce con la sua Pizza di Pasqua, un pane che sembra toccare il cielo, gonfio di formaggio e speranza. «È come se la pasta volesse elevarsi, proprio come lo spirito in questi giorni,» scriveva Ada Boni, quasi dipingendo con le parole quel piccolo miracolo lievitato. Mentre dall'Abruzzo dei sapori decisi arriva il timballo teramano, un'opera d'arte che racchiude in sé la generosità di una terra indomita.

Un piatto che quando appare in tavola fa calare il silenzio, rotto solo dal tintinnio delle forchette impazienti. Queste ricette non sono semplici sequenze di ingredienti. Sono inni alla primavera, abbracci trasformati in cibo. Sono il filo invisibile che lega nonne e nipoti in un passaggio di testimone che sa di eterno. Quando il grande chef Gualtiero Marchesi assaggiò per la prima volta la versione moderna del timballo abruzzese, si lasciò sfuggire: «Questo non è un piatto, è un viaggio nel tempo». E aveva ragione. Perché la cucina pasquale italiana è proprio questo: un biglietto per un viaggio sensoriale che ci riporta a casa, ovunque siamo. E allora, mentre il profumo di queste preparazioni invade le nostre case, ricordiamoci che non stiamo solo cucinando. Stiamo celebrando, raccontando, tramandando. E non c'è modo migliore per festeggiare la rinascita.

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