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Pizza, i cartoni tossici? Occhio a questi dettagli, come riconoscerli

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Il cartone della pizza è tossico? A chiarire una volta per tutte l'allarme che interessa tutti noi è Luciano Atzori. Il biologo esperto di igiene e sicurezza alimentare tiene a precisare che "il problema dei contenitori per la pizza riguarda il packaging primario, cioè quei materiali a diretto contatto con gli alimenti". Per legge, dunque, "il cartone per la pizza deve essere interamente di cellulosa vergine. Il cartone da imballo riciclato, con determinati requisiti, è accettato solo per gli alimenti secchi e solidi, come il sale, perché in questo caso è molto difficile che ci sia migrazione di sostanze chimiche". 

Infatti, prosegue l'esperto interpellato dal Fatto Quotidiano, per le sue caratteristiche alla pizza non basta un contenitore riciclato: "Si tratta di un alimento molto umido, che contiene molti grassi – olio, mozzarella ed eventuali altri ingredienti grassi come i salumi. In più è molto caldo: appena chiusa la confezione può arrivare a circa 85-90°C, che si mantengono per alcuni minuti prima di cominciare a calare". Da qui il rischio di cessione chimica.

 

 

Ma come scoprire se un contenitore è a norma o no? Per prima cosa basta stare attenti al colore della confezione. Questa può trarre in inganno. "Tutti i contenitori sono di fibra vegetale, cambia solo la pianta usata. Quelli di miglior qualità sono bianchi, provengono da conifere scandinave e riportano la sigla V, vergine". In ogni caso, spiega ancora Atzori, "l’importante è verificare che ci sia la scritta ‘per alimenti’ o la sigla corrispondente (bicchiere e forchettina)" o se compaiono le diciture "a norma di". Ma non è tutto. Un'accortezza permette di ridurre il rilascio di sostanze chimiche. Arrivata sulla nostra tavola la pizza, bisogna aprire i fori laterali presenti sulle confezioni. Una volta utilizzato, il cartone va eliminato. E non dunque riutilizzato come spesso accade.

 

 

 

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