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Prosecco, clamoroso a Treviso: cosa appare sull'etichetta

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Caterina Maniaci
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Non più di due bicchieri al giorno, la misura perfetta di un “essere responsabile”. La “modica quantità”. Parola di medico, dietologo, salutista. Sì, ma anche parola di produttore di vino. E che produttore: uno di quelli del prosecco doc, un vero “patrimonio dell'umanità” delle colline trevigiane, con quattro secoli di storia alle spalle e fatturati da capogiro. Eppure... eppure l'azienda Bottega di Bibano di Godega, provincia di Treviso, ha deciso di prevenire tutti, i medici, i dietologi, i salutisti, le indicazioni dell'Unione Europea e via dicendo, e ha fatto tutto da se' . Ha deciso di creare, per la prima volta in Italia, etichette che recitano: «Vi suggeriamo un consumo massimo giornaliero di due calici». Il tutto con un marchio a forma di cuore.

 

 

 

Siamo nel cuore della patria del buon bere – Godega città del vino nel Nordest delle bollicine. Luca Zaia, il supergovernatore, è nato non lontano da queste parti e ci vive tutt'ora. Distese di ondeggianti vigneti, un vero paradiso per gli occhi... e per il palato. Paesi e borghi che sono veri gioielli d'arte, usciti da racconti fiabeschi...e ad ogni svolta, in cima ad ogni collina, in fondo ad ogni viottolo, una fattoria, un casolare, un ex castello, un ex abbazia che producono vino, vino doc. E proprio qui chiedere di bere “solo” due bicchieri al giorno non sembra quasi una provocazione? Una blasfemia? L'ultimo avamposto alla corrente dilagante del “salutismo” sta per essere espugnato? Una cosa è certa: di questa vicenda si parla molto, e questo è già un bel risultato.

Sandro Bottega, patron dell'omonima azienda tra i principali produttori di vino e distillati italiani, a Libero spiega e chiarisce: «Bere con moderazione è sempre stata la nostra linea-guida. Così come il concetto “bere bene fa bene”. I medici dicono che l'alcol fa male, sì, ma in quantità smodate, eccessive. In Europa, poi, si sono sprecate le dichiarazioni che in realtà sono delle vere sciocchezze». Bisogna ricordare che Bottega, almeno trenta anni fa, faceva distribuire un opuscolo nelle scuole per insegnare ai ragazzi cosa significa “bere bene”, e supportava le associazioni e le organizzazioni che si occupavano del recupero e il reinserimento degli ex-alcolisti.

 

Due bicchieri al giorno di vino....troppo poco, o troppo e basta? «Beh, se tutti sulla terra bevessero due bicchieri al giorno, non basterebbe tutto il prosecco prodotto al mondo. La nostra non è certo un'imposizione, né un invito al consumo e, soprattutto, nemmeno una minaccia terroristica come è successo nell'Unione europea, ma è un modo per educare. Noi produttori non vogliamo certo consumatori ubriachi dalla mattina alla sera, ma bevitori felici e contenti». E nel Veneto della grande tradizione dello spritz, delle osterie e ovviamente dei grandivigneti? «Beh, questo è il luogo del saper bere, del buon bere, mica dell'ubriacatura facile! Io stesso ho consigliato questa misura: bevo due, tre bicchieri al massimo al giorno e sto benissimo».

 

 

 

Una risposta, insomma, e anche troppo indiretta, alla decisione dell'Irlanda di integrare nelle etichette degli alcolici indicazioni sanitarie sui possibili danni come accade con i pacchetti di sigarette, chiedendo un'estensione anche agli altri paesi dell'unione europea. «Non è questo il modo, continua Bottega, per educare e combattere comportamenti sbagliati». Del resto, l'imprenditore sa quello che fa. L'universo Bottega sfiora i 110 milioni di ricavi e il 2022 è stato l'ennesimo anno in crescita: l'azienda vinicola di Bibano di Godega ha archiviato l'anno passato con 84,7 milioni di euro di fatturato, +20% sul precedente, cui si aggiungono i 25 milioni di incassi realizzati dai Prosecco bar. Un universo in espansione, da Praga a Sofia, da Londra a Nairobi, da Corfù all'isola cinese di Haivan... Oggi l'azienda raggiunge 155 Paesi, ultimo dei quali è l'Alaska. I grossi numeri sono venuti dagli spumanti, su tutti il ​​Prosecco, e dalle grappe, ma anche dai vini d'eccellenza. Sempre il vino in primo piano, quindi, come fattore economico, come filosofia e modus vivendi. E anche come “modica quantità”. 

 

 

 

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