Alimentazione, ecco cosa fa schizzare il tasso di morte prematura del 28%
Sul banco degli imputati ci sale... il sale. Troppo sale, è cosa nota, fa male alla salute. Ma in quale misura, per la precisione? Quale il limite massimo da non superare per evitare rischi? A provare a rispondere alla domanda ci hanno provato i ricercatori della Tulane University di New Orleans, insieme ai colleghi di altri centri, i quali - come spiega ilfattoalimentare.it - hanno analizzato i dati contenuti in uno dei più grandi database medici nel mondo. Si tratta dei dati di circa 500mila persone, registrati tra il 2006 e il 2010, un larghissimo campione a cui era stato chiesto se aggiungevano sale oppure no alle pietanze.
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I partecipanti al test sono stati seguiti in media per nove anni, durante i quali si sono registrati 18.500 decessi prematuri, ossia di persone con una età inferiore ai 75 anni. Le persone scomparse sono state divise tra chi non aggiungeva mai sale e chi, al contrario, lo faceva solo sporadicamente e, infine, lo aggiungeva sempre.
"Verificando l’esistenza di un eventuale nesso tra decessi prematuri e le abitudini in merito al sale, gli autori hanno dimostrato che la morte prima dei 75 anni è più frequente (del 28%) tra chi è solito insaporire qualunque pietanza con un’aggiunta di sale. Nella popolazione generale tra i 40 e i 69 anni, si registrano tre decessi in più ogni cento persone", riporta ilfattoalimentare.it. Insomma, secondo le cifre emerse dallo studio, l'eccesso di sale comporterebbe una morte prematura in più ogni cento persone.
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Delle evidenze emergono anche dall'aspettativa di vita: a cinquant'anni, chi mette sempre del sale in più ha un'aspettativa di vita inferiore di 1,5 anni se è donna mentre l'aspettativa di vita si riduce addirittura di 2,28 anni per gli uomini (il tutto, rispetto a chi non aggiunge mai sale alle pietanze).