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Tonno in scatola, una impensabile scoperta sull'olio: cosa non devi mai fare dopo averlo mangiato

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L’olio d’oliva utilizzato nel tonno in scatola è un alimento buono che può essere usato come condimento o come ingrediente in tante preparazioni e acquisisce dal pesce omega3 e Vitamina D. Scartarlo sarebbe quindi un peccato. La conferma della buona qualità dell’olio di oliva (poche marche usano l’extravergine perché conferisce al pesce un sapore troppo intenso), rivela il Fatto alimentare, arriva da una ricerca condotta di recente dalla Stazione sperimentale per l’industria delle conserve alimentari di Parma (Ssica) per conto di Ancit (Associazione nazionale conservieri ittici e delle tonnare).

 

 

 

 

Il laboratorio ha analizzato l’olio d’oliva presente in confezioni da 80 grammi pronte per il consumo, mantenendole a tre diverse temperature (4°, 20° e 37°C). Nella seconda fase si sono osservate le variazioni nell’arco di 13 mesi. Il tonno non ha registrato alterazioni, e l’olio ha assorbito dal pesce vitamine e acidi grassi polinsaturi, in particolare composti da acidi grassi omega3 (Dha) e di Vitamina D (colecalciferolo).  È quindi sbagliato equiparare quest’olio a quello di frittura esausto da smaltire.

 

 

 

 

I risultati confermano che siamo di fronte a un ingrediente  che va trattato come tale, riutilizzandolo il più possibile in cucina  Non c’è motivo per scartare l’olio d’oliva della scatoletta e, se non lo si vuole consumare insieme al tonno, ci sono tanti modi per utilizzarlo. C’è chi lo usa come condimento o come soffritto della pasta al tonno in bianco o col pomodoro. Un’altra soluzione è quella di utilizzare l’olio per preparare una bruschetta, magari da mangiare mentre si cucina, in attesa del pasto.

 

 

 

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