Coronavirus, l'ultima evidenza sugli effetti impensabili del vino rosso: speranze per una sostanza contenuta al suo interno
Avellino, per fortuna, non ha soltanto Luigi Di Maio. Avellino, che ai tempi del centravanti argentino Ramón Diaz vantava una buona squadra di calcio, ha anche il Taurasi, vino rosso rubino che porta il nome di un' amena località collinare. Dal Taurasi deriva il Taurisolo, miscela di polifenoli a base di resveratrolo estratto dalle vinacce dell' Aglianico noto come Fluxovas, un integratore alimentare. Il resveratrolo, che si trova soprattutto negli acini d' uva, è un composto prodotto da alcune piante scaccia-batteri. E adesso salta fuori che, somministrato sottoforma di aerosol, potrebbe addirittura sconfiggere o quantomeno rendere più docile il Corona.
Che il vino rosso possa rappresentare la cura al "vairus" (come lo chiamava Giggino all' inizio del contagio) è riportato sulla rivista scientifica Nature, una delle più prestigiose e antiche del mondo. Nello studio, pubblicato dai ricercatori Guangdi Li ed Erik De Clerq, sono state sperimentate in vitro e anche su animali diverse molecole contro i beta coronavirus principali. Tra queste, proprio il resveratrolo si è come detto dimostrato capace di bloccare la replicazione virale di Mers, la sindrome respiratoria parente del Covid-19.
Viste queste interessanti premesse, il direttore del dipartimento di Farmacia dell' Università Federico II di Napoli, Ettore Novellino, è partito con la sperimentazione, ha brevettato la miscela di polifenoli - il taurisolo, dicevamo - e il direttore di Pneumologia Alessandro Sanduzzi Zamparelli lo ha usato sottoforma di aerosol nei pazienti con Tubercolosi bacillifera per valutarne la portata antinfiammatoria. «Dopo una sola somministrazione - ha confermato il professore - in due pazienti su tre l' Interleuchina 6 al prelievo risulta dimezzata. Si tratta di un rilievo molto promettente per controllare la fase infiammatoria di Sars-Cov-2, di cui attendiamo il via libera dall' Agenzia italiana del Farmaco per la sperimentazione». Dalle parti del Vesuvio si dice "vino, carne e maccarune songo 'a cura p''e purmune" - vino, carne e maccheroni sono la cura per i polmoni. Un altro proverbio, ma questo è tutto un altro discorso, recita "'o vino fa sanco e 'a fatica fa jettà 'o sanco!" - cioè il vino genera sangue, mentre il lavoro ne fa perdere. Che la Campania faccia notizia per il vino è un po' clamoroso: da quelle parti vanno forte il limoncello e il babà al rhum. La pasta, la mozzarella 'ncopp, i friggitelli, lo chef Antonino Canavacciuolo, ma non il mosto d' uva. «In Napoli... When the moon hits your eye like a big pizza pie/That' s amore» cantava Dean Martin. «Sole mio e pizza» sono da sempre un' etichetta partenopea. Il vino no, non lo è affatto. È dunque probabile che il Nord, ai cui popoli il vulcanico governatore Vincenzo De Luca vorrebbe chiudere le frontiere, opporrà al Taurasi - il vino anti-batteri - una delle sue massime eccellenze, quell' Amarone, il re dei rossi, che vanta un' importante presenza di resveratrolo.
Anche in questo caso le evidenze degli esperti non mancano. Già uno studio scientifico del 2004, pubblicato sul Journal of Sensory, metteva in rilievo le proprietà benefiche del nettare prodotto in Valpolicella, verdeggiante zona collinare che introduce alle Prealpi veronesi. «Secco, rosso e cordiale come la casa di un fratello con cui si va d' accordo» scrisse Hemingway parlando del vino Valpolicella nel romanzo "Di là dal fiume e tra gli alberi", nato mentre soggiornava a Caorle, sul litorale veneziano, a casa dell' amico Raimondo Franchetti detto Nanuk. In Lombardia, tra i rossi, eccellono l' Oltrepò Pavese, lo Sforzato di Valtellina, il Merlot del Garda, il Valcalepio, vino tosto come la terra da cui proviene, Bergamo, dove presto - una volta vinta la battaglia contro il maledetto Corona - torneremo a gustarci i meravigliosi scorci e sorsi. «Quando sei felice - scriveva Charles Bukowski - bevi per festeggiare.
Quando sei triste bevi per dimenticare. Quando non hai nulla per essere triste o felice bevi per far accadere qualcosa».
Confidiamo quindi negli acini d' uva rossa, di cui già nel 2014 un' altra rivista scientifica, eLife, aveva decantato le proprietà antinvecchiamento e antinfiammatorie. Già, nel 2014, dunque sei anni fa: Di Maio aveva appena smesso di vendere bibite con la pettorina arancione allo stadio San Paolo di Napoli e seppur già parlamentare nessuno avrebbe immaginato che sarebbe diventato ministro, prima del Lavoro e poi degli Esteri. Il Coronavirus ci era sconosciuto. Conte era un semplice leguleio. Nessuno, sei anni fa, ci vietava di uscire di casa. Che tempi! E ora sul vino rosso miracoloso si aprirà un altro fronte della polemica Sud-Nord.
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