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L'intelligenza è la capacità di coltivare dubbi

Non voti e titoli accademici, ma la capacità di costruire ponti dove gli altri vedono muri
di Steno Sari lunedì 14 aprile 2025

2' di lettura

 Viviamo in un’epoca in cui il possesso di un titolo di studio è spesso considerato sinonimo di istruzione e competenza. Un modo di pensare che ha profonde implicazioni culturali e sociali, poiché confonde il riconoscimento formale di un percorso accademico con il valore reale della conoscenza. L’istruzione è un processo attraverso il quale si acquisiscono conoscenze, abilità, valori e competenze, uno strumento fondamentale per favorire lo sviluppo individuale, migliorare la qualità della vita delle persone e della comunità.

Richiede sviluppo del pensiero critico, curiosità intellettuale e capacità di analisi o se volete la capacità di applicare il sapere nella vita reale riconoscendone le implicazioni etiche, sociali o morali.

Sono laureato in sociologia e ricordo con un certo disappunto quegli studenti universitari addestrati a superare test, memorizzare dati e a conformarsi a standard prestabiliti, piuttosto che istruiti a riflettere su questioni esistenziali e ad approfondire la propria comprensione della storia, della fede e della cultura. Purtroppo anche certe figure accademiche di prestigio con titoli altisonanti mostrano una visione ristretta o dogmatica e sono incapaci di adattarsi a nuove idee o di dialogare con chi ha punti di vista diversi. Ci sono, invece, persone prive di un titolo di studio che dimostrano una straordinaria profondità di pensiero, che sono aperte al cambiamento, che riconoscono con umiltà i loro limiti e che non smettono di sforzarsi di imparare lungo tutto l’arco della vita.
Non è facile interagire con chi si illude di essere competente solo perché laureato o con chi sopravvaluta le proprie capacità e svaluta con superbia le esperienze e le conoscenze acquisite dagli altri, spesso etichettate come meno “legittime”. $ un fenomeno conosciuto come effetto “Dunning-Kruger”.

Succede così che presuntuosi “tuttologi” non sono in grado di riconoscere la propria mancanza di competenza convincendosi di sapere di più di quanto effettivamente sappiano. E' vero anche che persone molto esperte tendono purtroppo a considerare più difficili le cose che conoscono bene, e sottovalutano le proprie capacità.

Una società veramente istruita stimola un’intelligenza critica, incoraggia a interrogarsi sul significato più profondo della conoscenza, valorizza l’esperienza e la saggezza pratica. Un processo in divenire mai del tutto esaurito che va oltre la formazione accademica ed include l’insegnamento di comportamenti, stimola la mente a esplorare le verità universali e le domande fondamentali sull’uomo e sul suo posto nel mondo.

La persona intelligente sa usare ciò che ha imparato per migliorare se stessa e il mondo intorno a sé. L’istruzione è uno strumento, non un trofeo. Vale solo se accende il pensiero, alimenta la curiosità e insegna l’umiltà di continuare a imparare, sempre. In un mondo che cambia ad una velocità pazzesca, la vera intelligenza non si misura in voti o in titoli accademici, ma nella capacità di mettersi in discussione, comprendere e costruire ponti dove gli altri vedono solo muri.

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