Nel regno ghiacciato delle lune di Saturno, Titano si distingue come un mondo alieno e misterioso con fiumi e laghi di metano liquido che scorrono sulla sua superficie. Ma ciò che più intriga scienziati e sognatori è la sua atmosfera arancione e la possibilità che, sotto quel guscio gelido si nasconda un oceano profondo quasi 500 chilometri che potrebbe, forse, ospitare la vita. Un team internazionale, guidato da Antonin Affholder (Università dell’Alabama) e Peter Higgins (Harvard), ha ipotizzato uno scenario realistico per forme di vita microbiche su Titano.
I ricercatori hanno adottato un approccio sorprendentemente “casalingo”: la fermentazione, lo stesso processo che rende possibile la lievitazione del pane o la produzione della birra, perché è una delle forme più antiche e semplici di metabolismo, non richiede ossigeno e utilizza solo molecole organiche, che su Titano abbondano. «Ci siamo chiesti se microbi simili a quelli terrestri che praticano la fermentazione potessero esistere nell’oceano sotterraneo di Titano», ha spiegato Affholder. Secondo le simulazioni del team, quell’oceano, in teoria, potrebbe ospitare organismi che si nutrono di glicina, l’amminoacido più semplice e uno dei mattoni della vita, rinvenuto in comete, meteoriti e perfino nelle nubi cosmiche.
Tuttavia, le simulazioni indicano che solo una piccola frazione del materiale organico della superficie riesce a raggiungere l’oceano sotterraneo. Risultato: una biosfera minuscola, con una biomassa totale stimata in pochi chilogrammi, l’equivalente di un cagnolino: in pratica, meno di una cellula per litro d’acqua in tutto l’oceano. La missione Dragonfly della NASA, prevista per il 2028, cercherà di esplorare Titano direttamente. Trovare tracce di vita sarà estremamente difficile, ma gli indizi che ci sia sono molti.