L'enocione è tornato: estinto 12mila anni fa. Ma riportato in vita

di Giordano Tedoldimercoledì 9 aprile 2025
L'enocione è tornato: estinto 12mila anni fa. Ma riportato in vita
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Si chiama de -estinzione, ed è l’idea di riportare in vita specie estinte anche da migliaia di anni, come ad esempio l’enocione (dire wolf in inglese, cioè lupo terribile), un canide lupino scomparso alla fine del Pleistocene, circa dodicimila anni fa. Ma si potrebbe altrettanto riportare in vita il mammut lanoso (estinto un paio di millenni dopo) o la tigre della Tasmania, scomparsa in tempi molto più recenti, nel 1936. O ancora il dodo (avvistato l’ultima volta nel Seicento). Ieri, il concetto di de -estinzione è rimbalzato sui media di tutto il mondo perché una compagnia di biotecnologie con sede a Dallas, la Colossal Biosciences, ha dato la vita a tre cuccioli proprio di enocione. Come ha fatto? Ha usato l’editing genetico, mediante la già nota, potentissima tecnologia CRISPR, dopo avere clonato il Dna della specie più strettamente imparentata con quella del “dire wolf” (anche detto metalupo) e cioè il lupo grigio, vale a dire il lupo comune.

Quindi, partendo dal Dna del lupo, sulla base di Dna estratto da due fossili di enocione (un dente risalente a 12mila anni fa, e un cranio di 72mila anni fa), i ricercatori hanno editato il Dna del primo per farlo collimare il più possibile con il secondo. Poi hanno impiantato gli embrioni così manipolati in comuni cani domestici (grandi segugi di razza mista) per la gestazione surrogata, i quali infine hanno partorito i presunti tre cuccioli di enocione, che ora, cresciuti, vivono in uno spazio di circa 800 ettari, con un recinto alto tre metri, in un sito imprecisato della Colossal Biosciences.
SE FOSSE UN’ILLUSIONE Abbiamo detto “presunti”. Ieri, infatti, un secondo dopo che i giornali avessero annunciato che «i metalupi di Games of Thrones» sono di nuovo tra noi, erano già uscite le smentite, con il classico tono di rimprovero saputello, in cui si avvertiva: «No, i metalupi di “Games of Thrones” esistono solo nella serie». E in effetti i saputelli hanno ragione, almeno per ora. Per quanto i ricercatori di Colossal abbiano dato fiato alle trombe per il loro annuncio, il consenso scientifico è che si tratti, più o meno, di una bufala. Alla Cnn, Love Dalén, professore di genetica evolutiva al Centro per la Paleogenetica dell’Università di Stoccolma, nonché consulente di Colossal, ha spiegato con onestà intellettuale se stiamo davvero de-estinguendo una specie, oppure ci stiamo illudendo di farlo: «Non è un segreto che, a livello genomico, questi animali siano al 99,9% un lupo grigio. Ci sarà un dibattito nella comunità scientifica su quanti geni debbano essere modificati per creare un lupo terribile, ma così diventa una questione filosofica».
In parole semplici: il Dna dei cosiddetti enocioni de -estinti dalla Biotech americana non è il Dna degli enocioni estinti alla fine del Pleistocene (e di quelli vagheggiati dagli appassionati del Trono di Spade). Quindi Dalén fa una dichiarazione che ci fa capire in che mani stiamo: «Porta geni (cioè, ne ha alcuni, ndr) del lupo terribile, e questi geni lo fanno somigliare di più a un lupo terribile rispetto a qualsiasi altra cosa vista negli ultimi 12.000 anni.
And that is very cool». Sì, proprio fico, come no.
FENOTIPO RIPRODOTTO Questi “scienziati”, insomma, hanno preso del Dna di una specie estinta, poi, usandolo come una sorta di progetto, hanno modificato il Dna di un normale lupo per farlo “somigliare di più a un enocione di qualsiasi altra cosa”, e infine hanno sbattuto gli embrioni nel “forno” di un cane domestico per ottenere... che cosa? Un fake dei lupi del Trono di spade. Signore e signori, benvenuti nella de-estinzione che ci meritiamo.
Per usare un gergo un po’ più tecnico, i ricercatori di Colossal hanno più che altro riprodotto il fenotipo del lupo terribile (cioè l’insieme dei tratti osservabili di una specie), non certo l’animale originale nella sua specifica identità genetica e morfologica. Confortante, però, che quasi tutti gli articoli che parlano della sensazionale “resurrezione” si domandino: ammesso che si possa de-estinguere una specie (per i dinosauri parrebbe proprio impossibile, i fossili sono troppo antichi per estrarne Dna) quale potrebbe essere l’impatto della reintroduzione di una specie, in natura estinta, nell’ecosistema? L’impressione è che sempre più la scienza avanzi lungo la strada del “facciamolo perché possiamo”. Dimenticando l’ammonimento del fisico Freeman Dyson: «Il progresso etico è l’unico antidoto contro i danni procurati dal progresso scientifico».