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Alzheimer e fase-Rem: ecco chi è a rischio

sabato 5 aprile 2025

2' di lettura

Dormire poco e male, soprattutto saltando la fase più profonda del sonno — ossia la fase Rem — potrebbe avere conseguenze significative sul cervello. Un recente studio condotto negli Stati Uniti ha evidenziato come la mancanza cronica di un sonno rigenerante possa portare a una riduzione del volume di una specifica area cerebrale: la corteccia parietale inferiore, una regione strettamente legata alla salute cognitiva e alla prevenzione dell’Alzheimer.

Secondo i ricercatori, questo assottigliamento della corteccia potrebbe rappresentare un primo segnale di allarme per lo sviluppo della malattia neurodegenerativa. Durante la fase Rem, il cervello svolge funzioni fondamentali: si libera dei residui tossici accumulati durante il giorno, inclusi detriti cellulari e stress mentale, e rielabora informazioni e ricordi, rendendoli più stabili. In altre parole, prepara la mente ad affrontare una nuova giornata.

Lo studio, firmato dalla Yale School of Medicine e pubblicato sul Journal of Clinical Sleep Medicine, ha seguito per diversi anni un campione di 270 adulti, con un’età media di 61 anni e in buono stato di salute al momento dell’arruolamento. Tutti i partecipanti sono stati sottoposti a test cognitivi, analisi del sonno e risonanze cerebrali. Dai risultati è emerso che chi trascorreva meno tempo nella fase Rem, oppure aveva un sonno disturbato, mostrava con maggiore frequenza un restringimento della corteccia parietale inferiore rispetto a chi dormiva più a lungo e in modo più profondo.

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“Sono risultati che mostrano come una ridotta attività neurologica durante il sonno, con la mancata attivazione della fase Rem, può contribuire alla diminuzione della massa del cervello e così all’incremento dei pericoli di Alzheimer”, ha affermato l’autore principale della ricerca, Gawon Cho.

Gli studiosi sottolineano che l’alterazione dell’“architettura” del sonno può avere un impatto concreto sulla funzionalità del cervello: una buona qualità del riposo non è solo una questione di benessere quotidiano, ma potrebbe rivelarsi un elemento chiave per mantenere il cervello in salute nel lungo termine.

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