Demenza senile, il ruolo del sonno nel weekend: lo studio che ribalta le concezioni
Il sonno e la qualità del sonno hanno un impatto diretto sulla demenza senile. Questo è quanto mette in evidenza uno studio condotto dal National Taiwan University Hospital, ricerca che ha monitorato per due anni 215 persone, uomini e donne, dai 65 anni in su, per comprendere come il “sonno di recupero” - tipicamente quello a cui ci si concede nel tempo libero, per esempio nei weekend - possa influenzare la salute cognitiva. I partecipanti indossavano accelerometri, dispositivi che tracciano i movimenti corporei, ed erano inoltre dotati di diari per annotare le loro abitudini di sonno.
Dai dati raccolti è emerso che quasi la metà di questi individui tende a prolungare il sonno durante il fine settimana per recuperare le ore di riposo perse durante la settimana. La ricerca ha messo in luce che chi adotta questo tipo di pratica ha il 74% in meno di probabilità di sviluppare disfunzioni cognitive, spesso precursori della demenza, rispetto a chi non usufruisce di un riposo extra nei fine settimana.
Un dato rilevante, soprattutto considerando che, nel Regno Unito, circa 900mila persone vivono con demenza, in particolare con il morbo di Alzheimer, e si prevede che il numero possa arrivare a 1,5 milioni entro il 2040 a causa dell’invecchiamento demografico. Al giorno d'oggi, la scienza medica suggerisce misure preventive quali una dieta bilanciata, attività fisica costante, moderazione nell’alcol, socializzazione e attività intellettuali per mantenere il cervello attivo. Tuttavia, questo studio apre nuove prospettive nella lotta alla demenza, suggerendo che il riposo aggiuntivo nei fine settimana potrebbe rappresentare un metodo semplice e accessibile per ridurre il rischio di declino cognitivo.
Tumore al seno, lo studio-choc: qualità dell'aria, quando il rischio sale del 28%
Gli autori della ricerca avanzano diverse spiegazioni per questi risultati promettenti. Il riposo prolungato nel weekend, affermano, consente al cervello di rigenerarsi e di rafforzare le connessioni neuronali, cruciali per la memoria e la funzionalità cognitiva. Ricerche precedenti avevano già dimostrato che il sonno aggiuntivo nei fine settimana può aiutare a prevenire altre condizioni di salute, come infarto, obesità, depressione e perfino aumentare l’aspettativa di vita. Ora, si ipotizza che possa avere un ruolo essenziale anche nella prevenzione dei disturbi cognitivi.
Una delle teorie proposte è che il cosiddetto sonno di recupero contribuisca a ridurre l’infiammazione nel corpo, un fattore strettamente legato allo sviluppo della demenza. Il riposo extra offre al cervello un tempo prezioso per rigenerarsi, preservando la stabilità delle reti neuronali, il che può abbassare il rischio di deterioramento cognitivo nel lungo termine.
Spazzolino da denti pieno di batteri? Lo studio che cambia tutto: ecco a cosa servono