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Interleuchina, la proteina da eliminare: si vive un quarto di vita in più

Giordano Tedoldi
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Ieri, su Le Figaro, lo scrittore Michel Houellebecq, in un omaggio a un suo amico scomparso, ne ha lodato la “saggezza che avrebbe fatto di lui uno di quei vegliardi in qualche modo all’antica, che riuscivano a rendervi la vecchiaia amabile, al punto quasi di farvi venire voglia di invecchiare. Ora, sarà piuttosto difficile”. Il grande autore francese ha ragione: oggi, per consolarsi dell’invecchiamento, non c’è che trarre ispirazione da chi lo affronta con serenità e saggezza. Ma forse il futuro ci prospetta qualcosa di più sostanziale e concreto: da Singapore giunge la notizia di uno studio della Duke-NUS Medical School, che potrebbe aprire le porte non solo a una vecchiaia priva di troppi acciacchi, ma addirittura alla realizzazione di un elisir di lunga vita.

MOLECOLA
In un articolo che in via di pubblicazione sulla rivista Nature, il team di scienziati ha dimostrato- per ora solo in studi preclinici sui topi, com’è consuetudine che la proteina interleuchina 11 (IL11) favorisce attivamente l’invecchiamento, e che la somministrazione di una terapia anti-IL11 non solo contrasta gli effetti della senilità, ma, cosa ancora più sbalorditiva, aumenta la durata della vita. Dagli studi emerge che, con gli anni, gli organi presentano un aumento nei livelli della proteina IL11, molecola che svolge diversi ruoli, quali la formazione delle cellule ematiche, la regolazione dell’accumulo di grasso, e vari aspetti legati alla fertilità. Quando gli organi producono tanta IL11, si ha un accumulo di grasso nel fegato e nell’addome, e una riduzione della massa muscolare e quindi della forza fisica: tutte manifestazioni inequivocabili dell’invecchiamento. Lo studio, iniziato sette anni fa, ha perseguito la strada di questa correlazione tra età, e livelli di IL11 negli organi. Si è così avviata una terapia sperimentale anti-IL11, che è risultata in un miglioramento del metabolismo dei topi: i roditori smettevano di generare grasso bianco e cominciavano a produrre grasso bruno, benefico, in grado di decomporre lo zucchero nel sangue e le molecole di grasso, così da mantenere la temperatura corporea e bruciare calorie.

 

 

 

MUSCOLI

Non solo, i ricercatori hanno anche osservato un miglioramento della funzione muscolare, e, infine, un aumento della durata della vita, in entrambi i sessi, fino al venticinque per cento. Complessivamente, l’effetto della terapia anti-IL11 è di proteggere gli individui dalle malattie cardiometaboliche (malattie cardiache, ictus e diabete), dalla riduzione della massa muscolare legata all’età, e dalla conseguente debolezza e fragilità. «Il nostro obiettivo», ha dichiarato Stuart Cook, uno dei ricercatori nel team, «è che un giorno la terapia anti-IL11 possa essere usata il più largamente possibile, così che in tutto il mondo le persone possano condurre vite più salutari per un tempo più lungo».

La strada non sarà facile, considerato che i protocolli di approvazione per i farmaci anti-invecchiamento non sono ben definiti, e raccogliere fondi per test clinici in questo ambito è particolarmente arduo. Ma i ricercatori, che fanno base a Singapore, paese la cui età media si sta rapidamente alzando, sperano che si colga l’opportunità di questa scoperta, anche perché a fronte di un aumento dell’aspettativa di vita, grazie ai recenti progressi medici, non c’è stato un parallelo miglioramento della qualità della vita nella vecchiaia.

BENESSERE
L’obiettivo, davvero allettante, è di rendere le vite più lunghe ma anche libere da malattie e fragilità gravi, che poi sono quelle che, provocando ad esempio le cadute, possono determinare invalidità o addirittura la morte. Come sempre, il passaggio dagli studi preclinici sui topi ai primi test clinici sugli uomini richiederà non poco tempo, ma l’individuazione della «proteina dell’invecchiamento», com’è stata subito chiamata, è certamente un notevole passo in avanti verso non diciamo l’immortalità, ma la possibilità di affrontare la vecchiaia con qualche arma in più, oltre alle pur sempre valide consolazioni filosofiche.

 

 

 

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