Marcello Balzaretti, il medico degli acquari: "Anche i pesci rossi hanno un'anima"
Forse non tutti sanno che in Italia esistono quasi trenta milioni di pesci ornamentali, esemplari che si possono trovare per la maggioranza negli acquari o in appositi laghetti, a secondo delle dimensioni. E già, anche loro hanno un’anima e sono pronti a divenire amici fidati come un cane o un gatto, riempiendo la nostra vita con affetto e simpatia. Da qualche tempo c’è chi tra i veterinari ha iniziato a specializzarsi nel settore, come il Dott. Marcello Balzaretti che si occupa della salute e benessere dei pesci ornamentali.
Dottore, come è arrivato a questa particolare professione?
«Fin da piccolo ho manifestato una grande passione per gli acquari, più ne vedevo e più ne rimanevo attratto. Così è parsa naturale l’iscrizione alla facoltà di medicina veterinaria Università di Milano, dove mi sono laureato nel 2001».
Ha trovato, quindi, subito la sua strada?
«In realtà non è stato così immediato, visto che nell’ateneo non erano previsti corsi specifici in materia, occupandosi in primis di animali da compagnia come cani e gatti, oppure da reddito, tipo bovini e suini. I pesci ornamentali non vengono trattati come materia di studio e quindi il mio è stato un percorso sui generis in cui ho combinato le conoscenze personali in biologia degli ambienti acquatici con quelle mediche».
Nel frattempo ha svolto esperienze pratiche?
«Certo, si sono rivelati assai utili i periodi trascorsi presso l’acquario australiano di Sydney e quello nel capoluogo lombardo. Ma alla fine l’amore per il mestiere nasce dentro di me e, dopo tanti anni a gestire acquari casalinghi, ho avvertito la necessità di imparare a individuare e curare le malattie dei pesci ornamentali. Diciamo che le condizioni per svolgere questa attività si sono verificate pienamente nel 2020».
Il problema principale che ha individuato?
«Senza dubbio, è la mancanza di nozioni sul come mantenere al meglio i pesci da parte di chi li possiede. In molti ignorano le nozioni fondamentali per gestire una sana vita a pesci rossi, Discus o magari carpe ornamentali».
Può spiegarci?
«Guardi, conoscere le abitudini e le necessità dei pesci d’acquario risulta indispensabile per garantire loro benessere e lunga esistenza. Per prima cosa è bene informarsi sulle condizioni ambientali da assicurare agli esemplari che si intendono ospitare, a partire dal pesce rosso, la specie con maggior diffusione domestica a livello globale, o magari carpe...».
Quali gli errori, o le mancanze, più frequenti che rileva durante le visite?
«A livello preventivo, bisogna allestire in anticipo la vasca per consentire al filtro di funzionare a dovere quando verranno introdotti gli animali acquatici. E poi esistono delle regole elementari per mantenerli in buona salute, ovvero nutrire i pesci con quantità adeguate di mangimi di qualità, cambiare l’acqua con regolarità e mantenere ogni cosa in perfetta efficienza».
Alla luce di quanto appena descritto, troverà anche casi disperati...
«Purtroppo sì, causati da scarsa manutenzione, alimenti sbagliati in termini di qualità e o quantità, volume della vasca non adeguato alla specie allevata».
Per la sua esperienza personale, come si comportano i milanesi, o meglio i lombardi, nel rapporto con i loro pesci ornamentali?
«Consideri che il mio lavoro prevede numerose visite domiciliari, se pensiamo alla difficoltà di trasportare un pesce malato. Devo dire che i clienti lombardi sono tre i più preparati in materia. Appaiono abbastanza consapevoli sul da farsi, disponibili a curare il pesce nel modo migliore e diciamo pure che hanno un grado di istruzione superiore alla media. Così come le disponibilità economiche».
Quanto vive in media un pesce ornamentale?
«La durata è assai variabile. Andiamo da un minimo di pochi mesi per le specie stagionali, ai 10 anni e più per i Discus fino ad un massimo di 20-30 anni per i pesci rossi e le carpe Koi mantenuti in condizioni corrette bene».
Potrebbe rivelarci una curiosità?
«Anch’io, nonostante l’esperienza, rimango stupito di fronte ad alcuni comportamenti e ritengo che i pesci spesso riconoscono i proprietari e i loro “amici”. Ad esempio, recentemente ho operato una carpa e una volta terminato l’intervento, quando è stata posizionata nel suo habitat, l’altro esemplare accanto a lei lo ha coccolato, affiancato e insieme hanno ripreso, piano piano, a nuotare. Mi sono un po’ emozionato nel notare questa solidarietà, che non riguarda solo cani e gatti ma pure i cari pesci ornamentali ...»