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Alzheimer, approvato il Lecanemab: svolta senza precedenti contro la malattia

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Non esistendo una cura per il morbo di Alzheimer i trattamenti hanno sempre mirato a gestire i sintomi. Negli ultimi anni, tuttavia, la ricerca ha fatto notevoli passi avanti nello sviluppo di terapie definite 'disease-modifying', cioè che agendo sui meccanismi alla base della malattia ne modificano il decorso naturale, rallentandolo significativamente o bloccandolo. In questa categoria rientra Lecanemab, l'anticorpo monoclonale che ha appena ottenuto negli Usa la piena approvazione da parte della Fda per il trattamento di pazienti adulti con malattia di Alzheimer.

 

"Si tratta di una una vera e propria svolta nel trattamento di una patologia molto invalidante per milioni di pazienti e molto impattante per i loro caregiver", puntualizza all'Adnkronos Salute è Massimo Filippi, professore ordinario di Neurologia all'Università Vita-Salute San Raffaele e direttore dell'Unità di neurologia, neurofisiologia e neuroriabilitazione dell'Irccs ospedale San Raffaele di Milano spiegando che con il Lecabemab si aprono "nuove prospettive di ricerca sullo sviluppo di ulteriori farmaci disease-modifying per la malattia di Alzheimer e di altre patologie neurodegenerative, quali il morbo di Parkinson, la demenza fronto-temporale e la Sla". 

 

 

"Al momento è in fase di valutazione presso l'Ema potendo perciò diventare disponibile in Europa già dal prossimo anno", annuncia il professor Filippi snocciolando i numeri della malattia. In Italia - osserva l'esperto - il totale dei pazienti con demenza di Alzheimer è stimato in circa 600 mila, ma l'incidenza è in costante aumento con l'aumento dell'età media della popolazione. Ampliando lo sguardo, tale numero sale a 5 milioni in Europa e a 35 milioni circa nel mondo. Più del 75% dei casi colpisce persone sopra i 75 anni e circa i due terzi dei pazienti, nei Paesi sviluppati, sono donne
Lecanemab è stato testato in un trial di fase 3 (Clarity AD) su 1.795 soggetti tra i 50 e i 90 anni con malattia di Alzheimer in fase precoce. Già dopo 18 mesi di trattamento, Lecanemab ha mostrato un effetto significativo sulla progressione di malattia, riducendo il declino cognitivo e la perdita di autonomia (misurate con scale specifiche) rispettivamente del 27% e del 37%". 

 

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