Auto elettrica ecologica, ma esplode: il caso che scuote Treviso
Saranno anche sostenibili, rispettose dell’ambiente e pure silenziose. Ma le auto elettriche possono essere pure pericolose. Prendono fuoco ed esplodono. Non solo: per spegnerle, quando sia partito l’incendio ci vuole letteralmente un mare d’acqua. Ne sanno qualcosa i vigili del fuoco di Treviso, intervenuti per la segnalazione di una Renault Zoe che aveva preso fuoco nel garage. Ma quel che è accaduto nella notte tra martedì e mercoledì scorso in via 7 Aprile 1944, nella periferia trevigiana è ben più del solito incendio divampato al motore di una vettura endotermica. Prima che i pompieri potessero azionare gli idranti la Zoe è diventata una torcia, appiccando il fuoco a un’altra vettura vicina. E in breve tempo è esplosa, sventrando parte della villetta che ospitava il garage. «Sinceramente non auguro a nessuno di vivere quello che è capitato a noi», racconta Valentina Elia, insieme al marito Giovanni Dragone, i proprietari della Zoe, entrambi finanzieri, trasferitisi da poco nell’abitazione distrutta. «Era l'una e un quarto di notte quando ho sentito un botto violentissimo», ha raccontato Giovanni, «mi sono svegliato all’improvviso, sono sceso al piano terra per vedere cosa stesse accadendo. In quel momento l’auto ha preso fuoco. Ho fatto solo in tempo a chiamare mia moglie dicendole di prendere il bambino e uscire subito di casa». Questione di secondi. Una manciata.
«L’auto ha sempre funzionato bene, era parcheggiata al solito posto e non era sotto carica, non riusciamo a capire. Forse è colpa della batteria al litio, ma sono solo ipotesi», aggiunge il proprietario. «Di certo è accaduta una cosa gravissima. Se fosse capitato di giorno, con le persone in giro, sarebbe stata una tragedia. Se poi fosse capitato in un parcheggio non ne parliamo. Adesso vogliamo andare fino in fondo, qui ci sono danni molto ingenti. In casa non ci possiamo tornare e per qualche tempo andremo a stare da dei parenti».
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MAI COSÌ TANTI CASI
Complicazioni scongiurate soltanto per l’orario dell’esplosione. Ma spegnere un’auto elettrica che abbia preso fuoco è un vero incubo per un pompiere. È noto il caso di una Tesla Model S incendiatasi mentre stava percorrendo l’interstatale 80, in Pennsylvania: per domare l’incendio che ha divorato letteralmente la vettura fino al pianale, sono dovute intervenire quattro autocisterne dei pompieri che hanno impiegato in tutto 45.000 litri d’acqua. Mentre per spegnere un’auto a propulsione endotermica ne bastano solitamente poco più di 2mila. Se da noi i veicoli elettrici sono ancora poco diffusi, nei Paesi dove al contrario se ne vendono tanti si comincia a ragionare sui casi di incendi ed esplosioni che si moltiplicano. Secondo il New York Times, soltanto nei primi undici mesi del 2022- dati più recenti non ce ne sono soltanto nella città di New York si sono registrati 87 casi di incendi in più legati alle batterie al litio, con il bilancio di 6 decessi e 140 feriti. Nella statistica rientrano pure bici e monopattini elettrici.
Ma saperlo, visti gli esiti, non è di gran conforto. Intanto alcuni grandi gestori di parcheggi sotterranei a Londra, stanno pensando di vietare la sosta a tutti i mezzi a batteria, in attesa di capire come comportarsi e quali contromisure adottare per evitare disastri. Il primato mondiale dell’infiammabilità spetta comunque ai veicoli ibridi, con 3.474 incendi ogni 100.000 unità immatricolate, mentre nelle auto convenzionali a motore endotermico si registrano 1.529 incendi sempre su 100.000 vetture circolanti. Ma gli incendi più pericolosi sono quelli di bici e monopattini che spesso vengono ricoverati all’interno delle abitazioni.
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