Metapneumovirus umano, picco negli Usa: ecco di cosa si tratta
Ha registrato un picco negli Stati Uniti l'infezione da metapneumovirus umano. In pochi ne hanno sentito parlare finora: si tratta di un virus a RNA che in genere provoca un raffreddore. Tuttavia, nei bambini piccoli può causare una malattia respiratoria anche grave. La scoperta risale al 2001 nei Paesi Bassi.
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Già all’epoca della scoperta, come sottolinea il Corriere della Sera, era emerso che il patogeno fosse strettamente legato al metapneumovirus aviario, quello che infetta gli uccelli. Di qui la decisione di chiamare il nuovo virus "metapneumovirus umano". Secondo gli scienziati, sarebbe passato dagli uccelli agli esseri umani e sarebbe circolato per almeno mezzo secolo prima di essere individuato. A cosa è dovuto il picco dell'ultimo periodo negli Usa? Secondo gli esperti potrebbe essere una conseguenza dei lockdown e dell’utilizzo delle mascherine, che per diverso tempo hanno impedito al sistema immunitario di entrare in contatto con i consueti virus.
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Dunque, dopo anni di distanziamento sociale, oggi i bambini hanno difese immunitarie più basse e spesso incapaci di respingere più virus contemporaneamente. In genere i più piccoli entrano in contatto con il metapneumovirus entro i 5 anni. Il virus di solito fa la sua comparsa in inverno e in primavera e colpisce soprattutto il tratto respiratorio superiore, causando naso chiuso, tosse e respiro corto. E l’infezione di solito dura dai tre ai sette giorni. Per quanto riguarda la trasmissione, il metapneumovirus umano si diffonde attraverso particelle sospese nell’aria prodotte da tosse o starnuti, attraverso il contatto fisico con una persona che ha il virus o toccando oggetti contaminati e poi toccando gli occhi, la bocca o il naso.
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