Incubi, ecco che impatto hanno sul cervello: la ricerca
Colpiscono occasionalmente il 48% della popolazione adulta e sono ricorrenti nell’8% dei casi. I bambini apparentemente ne sono i più colpiti, anche se il fenomeno tende a decrescere con il passare degli anni, ma quello che è certo è che chiunque di noi lo ha provato o ha assistito ad un brusco risveglio da un incubo notturno. Si tratta di sogni elaborati a contenuto spaventoso causati da stati emotivi particolari, od originati da periodi stressanti, traumi fisici o psicologici, da privazione del sonno, da abuso di alcol e perfino di medicinali. Si verificano durante il sonno profondo, quando il cervello è molto attivo e sta sognando in fase Rem, caratterizzata dal movimento rapido degli occhi sotto le palpebre abbassate (Rapid Eye Movement) e quando il sogno diventa terrificante porta il soggetto al brusco risveglio, accompagnato da un corredo di sintomi, tra i quali tachicardia, palpitazioni, sudorazione profusa, agitazione e senso di angoscia, ma soprattutto chi si risveglia da un incubo ricorda perfettamente la forte emozione negativa provata e il contenuto onirico, e ne è assolutamente cosciente, cosa che invece non accade nei bambini, i quali non ricordano il motivo del terrore, non rispondono al richiamo dei genitori allarmati, non ne conservano memoria e riescono anche a riaddormentarsi in breve tempo.
I brutti sogni, nonostante abbiano un contenuto negativo o inquietante, non risvegliano quasi mai chi dorme, come invece accade sempre e bruscamente nel caso degli incubi, risvegli preceduti spesso da emissioni di suoni o movimenti compulsi che nulla hanno a che fare con disturbi neurologici.
Gli incubi durante il sonno REM durano dai 4 ai 15 minuti, diventano più inquietanti man mano che si sviluppano, hanno una trama in genere correlata alla propria sicurezza o sopravvivenza, si manifestano a notte inoltrata e più sovente prima dell’alba, e se ne rammentano tutti i dettagli anche nei particolari. I neurologi sconsigliano di svegliare o scuotere il soggetto in preda ad un incubo, con urla e scosse, ma di parlargli con voce bassa e tranquilla, sia che si tratti di un adulto o di un bambino, per non continuare a stressare la corteccia cerebrale già troppo vigile e in allarme.
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Scientificamente non è noto il motivo reale di insorgenza degli incubi notturni, anche se le cause scatenanti più comuni sono i grandi cambiamenti di vita, la perdita di una persona cara, di un amore o del lavoro, la visione di un film horror, le apnee notturne, la depressione, la febbre alta, il reflusso gastro-esofageo, varie malattie vascolari e oncologiche, e diversi farmaci, tra i quali gli antidepressivi, gli antiipertensivi, quelli per curare il Parkinson, e tutti i medicinali che alterano i livelli dei neurotrasmettitori del sistema nervoso.
Il disagio psicologico dopo il risveglio da un incubo può ripercuotersi sulla giornata successiva e comprometterla per problemi di concentrazione se non si riesce a dimenticare quanto sognato, poiché resta la paura inconscia a sua volta causa di spossatezza ed affaticamento.
Tutti gli esseri umani sviluppano 4/5 sogni per notte, anche se non si ricordano, perché sognare è indispensabile e vitale, è necessario per mitigare le emozioni, per scaricare il cervello dai troppi stimoli ricevuti nelle ore diurne, e i sogni hanno una azione lenitiva delle esperienze negative o dei traumi subiti, e sono fondamentali per l’equilibrio mentale, emotivo e psicologico, oltre che fisico, poiché è ormai certo che senza sogni non si sopravvive.
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Alcuni studi rivelano che accusare un incubo ogni tanto sia una particolare forma di protezione cerebrale per preparare l’individuo, che nel suo momento di fragilità supera il terrore notturno, ad affrontare i pericoli e le difficoltà della vita reale, sostenendolo dal punto di vista biologico, cognitivo e psicologico, anche se i meccanismi di questo ritorno positivo restano ancora avvolti nel mistero del nostro encefalo. È stato infatti ipotizzato che gli incubi rappresentano i ripetuti tentativi, e fallimenti, di separare il contenuto affettivo dai ricordi emotivi, e che quindi la riduzione o la compressione forzata dell’emotività esploda in un incubo, finché non viene raggiunto il tanto desiderato “stato di adattamento”, poiché associare un sogno “ansioso e brutale” ad altri sogni di routine, cancelli i “ricordi distrattivi” correggendoli in modo adattivo. Dal punto di vista medico e clinico questi misteriosi fenomeni notturni non sono patologici e non necessitano di cure specifiche, in quanto classificati come “perturbazioni non patologiche del sonno”, a meno che non diventino ricorrenti e ravvicinati per l’alta intensità emotiva della persona afflitta.