Matteo Bassetti, "cos'è Omicron 2". La verità su variante e vaccino: cosa ci aspetta nei prossimi mesi
«La gente è stufa: non si può andare avanti così. Invito la politica a fare attenzione: un cittadino stufo, quando hai a che fare con una malattia infettiva, è il pericolo maggiore in cui puoi imbatterti, perché non segue più alcuna regola. Agli italiani andrebbe eretto un monumento: il 90% si è vaccinato, e la percentuale continua a crescere. Hanno e abbiamo rispettato tutte le regole, ma nonostante questo resistono restrizioni insensate».
"Cosa ci porterà la Omicron 2". Matteo Bassetti inchioda Roberto Speranza: basta farse sul Covid?
A cosa si riferisce?
«Al limite di 5 mila spettatori negli stadi, per esempio, che poi non si capisce perché siano 5 mila sia a San Siro che ne può contenere 80 mila sia a La Spezia che ha 11 mila posti. Tra poco pare che si torni al 50%, e non ha comunque senso dato che nei cinema e nei teatri, quindi al chiuso, viene accettata la capienza totale».
Come al Festival di Sanremo...
«Limitare gli ingressi, con così tanti vaccinati, le mascherine e la sanificazione degli ambienti oltre che sbagliato è anacronistico, ma di esempi ce ne sarebbero anche altri».
Dica.
«La mascherina all'aperto: non se ne può più, buttiamola! La Francia la abolisce martedì. Nel Regno Unito l'hanno vista appena. L'hanno abbandonata anche in gran parte della Spagna. Non vedo perché l'Italia debba proseguire».
Matteo Bassetti non ci gira attorno e d'altronde da inizio pandemia non l'ha mai fatto. Il direttore della clinica di Malattie Infettive "San Martino" di Genova non teme il politicamente scorretto né i politici coi quali da tempo divide l'arena dei talk show pur se collegato dal suo studio. «Se nelle prossime 2-3 settimane i dati del contagio e dei ricoveri continueranno a scendere sarà il momento di abbandonare le limitazioni, almeno quelle più cervellotiche. Molte leggi sono fatte esclusivamente per tutelare chi le scrive, e non i cittadini. Magari non le capiscono nemmeno gli stessi legulei».
Professore: studenti positivi, ma asintomatici e vaccinati, in classe: sarebbe favorevole?
«Bisogna smettere di fare il tampone a chi non sta male: è questo il vizio di forma, perché dal momento che scopri che uno è positivo non è che lo puoi mandare a scuola. Ma se la finiamo di controllare chi sta bene...».
Lei era stato tra i primi, peraltro in un'intervista a Libero, a dire stop al Tamponificio Italia.
«Dobbiamo capire che vanno fatti solo a chi ha sintomi e a chi deve uscire dalla quarantena. Siamo arrivati all'isteria. Non stiamo facendo i tamponi per effettuare il tracciamento, che comunque è impossibile a questo ritmo. Li stiamo facendo a uso esclusivamente individuale: ho dati che dimostrano che c'è chi ne fa due nello stesso giorno, mattina e pomeriggio. L'altro giorno a Milano, a una persona che era in isolamento perché positiva, hanno mandato a casa i sacchetti per lo smaltimento speciale dei rifiuti. È assurdo».
Quando pensa che torneremo alla normalità?
«Dovremmo già esserci. È chiaro che il virus circola e lo farà ancora per parecchio tempo, così come purtroppo continueranno a esserci dei morti, però che un Paese di 60 milioni di abitanti consideri un'emergenza assoluta avere 1.500 persone in terapia intensiva mi sembra davvero esagerato».
È arrivata Omicron2: non la preoccupa?
«È la fotocopia di Omicron1, un po' più contagiosa. L'impatto su chi la contrae è il medesimo. In Danimarca, dove Omicron2 è diventata prevalente, c'è stata una riduzione dei ricoveri a fronte di un aumento del 50% dei contagi. Altro dato importante: da uno studio inglese emerge che con tre dosi il vaccino è ancora più efficace contro questa sotto-variante».
Chi è il politico o il tecnico che in futuro di fronte a un qualsivoglia virus si prenderà la responsabilità di derubricarlo a male di stagione?
«Serve il coraggio, come comunità scientifica, di convincere la politica e in particolare il ministero della Salute, che questo virus grazie ai vaccini e all'immunità naturale nella stragrande maggioranza dei casi non si evolve più in forma grave. Se arriverà il Sars-CoV-3, faccio un esempio - lo dico a scanso di equivoci - non va tamponato di nuovo il mondo intero».
La politica è gelosa di voi tecnici?
«Non penso».
Sicuro?
«Lavoro da due anni gomito a gomito col governatore della Liguria Toti e di gelosia non ce n'è mai stata, né da una parte né dall'altra».
È vero che non le dispiacerebbe fare politica un domani?
«Amo il mio lavoro e continuerò a farlo. Se qualcuno dovesse chiedermi in qualità di tecnico di dare un contributo nella sanità, be', sarebbe un qualcosa di molto vicino al mio mestiere. Ma fare il politico non mi interessa».
Pensa che se il ministro della Salute fosse stato un tecnico le cose sarebbero andate diversamente?
«Avrebbe aiutato: chi conosce la macchina, medico o direttore generale, ha più dimestichezza con l'organizzazione del sistema sanitario. Un politico-tecnico come Pierpaolo Sileri avrebbe dato un contributo maggiore».
Com' è la situazione-Covid nel suo ospedale?
«Calma quasi piatta. Serve un modo nuovo di gestire il virus».
Cioè?
«Basta ospedali Covid o non-Covid: il Covid dev' essere una malattia che si cura in tutti gli ospedali. Il paziente ematologico che ha anche il tampone positivo va curato nel reparto di ematologia dove all'interno c'è un area Covid. Chi si rompe l'omero va in ortopedia e viene messo in una stanza con altri positivi. Non esiste che uno vada in ospedale, come quella povera donna incinta in Sardegna, e non venga fatto entrare perché non ha un tampone negativo».
Da domani la validità del Green pass scende da 9 a 6 mesi, però pare che il governo voglia allungarla per chi ha ricevuto le 3 dosi.
«A inizio primavera va messo un punto. Col 95-96% di popolazione coperta dall'infezione grave va tolto».
È arrivata Paxlovid, la pillola anti-Covid. Farà la fine dei monoclonali?
«Non è un farmaco da banco, ci vuole organizzazione, i medici di medicina generale devono poter comunicare tempestivamente con l'ospedale, perché ha efficacia solo se assunta nei primissimi giorni dall'inizio dei sintomi. Le prime regioni che hanno lavorato coi monoclonali, Liguria, Veneto, Toscana, Lazio, vedrà che saranno anche le prime in grado di curare con questa nuova pillola».