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Vaccino e long Covid, ecco le conseguenze dopo due dosi di siero: l'ultima decisiva scoperta
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Il vaccino non protegge solo dalle forme severe del Covid-19. Stando a uno studio israeliano due dosi riescono a diminuire le probabilità di riscontrare il long-Covid. Più nel dettaglio, la ricerca condotta dall’Università di Università Bar-Ilan di Ramat Gan e pubblicata online su medRxiv, dimostra che le quasi 1.000 persone che hanno avuto il virus e hanno ricevuto le due dosi di vaccino avevano il 54-82 per cento di probabilità in meno di segnalare sette dei dieci sintomi più comuni di long-Covid rispetto agli individui non vaccinati.
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Il rischio di fatigue era inferiore del 64 per cento, inferiore del 54 il rischio di mal di testa, del 57 di debolezza e del 68 di dolori muscolari. Benefici non riscontrabili in chi aveva ricevuto solo una dose. Una differenza ancora più marcata se si considerava l'età avanzata. I vaccinati con età superiore ai 60 anni avevano il 68 per cento di probabilità in più di riferire di sentirsi completamente guariti rispetto ai loro coetanei non vaccinati. In generale, circa un terzo dei partecipanti allo studio ha continuato a segnalare sintomi a distanza di tempo dall'infezione da Covid-19. I più comuni erano affaticamento (22 per cento), mal di testa (20) e debolezza alle braccia o gambe (13).
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Sintomi che non risparmiano neppure i più piccoli. "Se questi sintomi durano per più di tre mesi vengono classificati come long-Covid - spiega Susanna Esposito, Ordinario di Pediatria all’università di Parma e direttore della clinica pediatrica dell’ospedale Barilla al Giorno -. La gran parte dei problemi riguarda la sfera psicologica, paura e ansia possono causare affaticamento, cefalea, disturbi di concentrazione o del sonno per i quali potrebbe essere necessario rivolgersi alla Neuropsichiatria".
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