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Moderna, le reazioni del vaccino alla terza dose: febbre, ecco quando preoccuparsi

mercoledì 8 dicembre 2021

2' di lettura

Siamo ormai nel pieno della campagna per la terza dose di vaccino: chi la ha già fatta, chi la sta per fare, chi tentenna. Ma la strada contro il Covid è segnata. E in questo momento, in Italia, il siero di cui vi è maggiore disponibilità è Moderna, circostanza che spinge alcuni a tentennare: la maggior parte degli italiani infatti nel primo ciclo ha fatto ricorso a Pfizer, e alcuni di loro non si fidano del "cocktail" tra sieri, anche se ritenuto perfettamente sicuro dall'intera comunità scientifica mondiale.

Come detto, gli esperti sono d'accordo sul mix di vaccini, quindi sulla possibilità ad esempio avere una dose di Moderna dopo due di Astrazeneca o Pfizer: la copertura contro il virus potrebbe essere infatti più efficace. Ma qualcuno ancora non si convince.

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Dunque, passando nello specifico a Moderna, ilmessaggero.it ha fatto il punto sulle reazioni più comuni dopo l'inoculazione. Tra i sintomi più fastidiosi una febbre  fino a 37,5 o 38 gradi, questa la reazione che può creare maggior disagio nei pazienti. Stando ai dati diffusi da Aifa, la reazione avversa più diffusa per il vaccino di Moderna riguarda il dolore nel punto dell'iniezione. Insomma, il più diffuso il dolore nel punto di iniezione e il più fastidioso la febbre alta.

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E ancora, nello specifico, gli effetti provocati dal vaccino Moderna, in ordine di diffusione, sono infatti dolore nel sito di iniezione nel 92% dei casi, l'affaticamento nel 70%, mal di testa nel 64,7% e dolori muscolari per il 61,5% dei casi. Seguono poi i brividi per il 45,4%, nausea e vomito per il 23%, l'ingrossamento delle ghiandole linfatiche nel braccio dell’iniezione nel 19,8% e la febbre per il 15,5%. Per ultimi, ci sono gonfiore nel 14,7% dei casi e arrossamento nel sito di iniezione nel 10% dei casi. Sempre Aifa sottolinea che "le reazioni sono state generalmente di intensità lieve o moderata e si sono risolte entro pochi giorni dalla vaccinazione. Sono state più frequenti nei partecipanti più giovani tra i 18 e i 65 anni, rispetto ai partecipanti di età superiore ai 65 anni", concludono.
 

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