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Variante Sudafricana, "rapidità mai vista". Rumors sul vaccino, quanto ci vuole per aggiornarlo: siamo condannati?

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"La prima impressione è che i vaccini non smetteranno del tutto di essere efficaci, ma perderanno qualcosa. La cosa che più mi preoccupa è la rapidità con cui i colleghi africani hanno visto diffondersi la variante Omicron, che ha superato in breve tempo anche la contagiosissima Delta", avverte Gianguglielmo Zehender, virologo dell'università di Milano e dell'ospedale Sacco a La Repubblica. E sempre sui vaccini Bisognerà rifarli? Serviranno anche contro la variante Omicron? Quello che si sa è che Pfizer e AstraZeneca hanno annunciato l'inizio di studi per calcolare la perdita di efficacia dei vaccini attuali. E Pfizer ha già avvisato che servirebbero 100 giorni. Quindi, tra controlli e validazioni successive, bisognerà aspettare in tutto 4-6 mesi per avere un vaccino efficace contro la variante sudafricana. 

 

 

Anche perché questa mutazione sembra proprio bucare i vaccini. Secondo l'Oms, che ha classificato la Omicron come "variante preoccupante", ovvero il livello più alto di allarme, il primo caso è quello scoperto il 12 novembre, a Hong Kong, in un viaggiatore dal Sudafrica. L'uomo era vaccinato con Pfizer e avrebbe infettato un secondo viaggiatore nell'albergo dove trascorrevano la quarantena. Anche i quattro casi del Botswana erano, sempre secondo notizie ufficiose, vaccinati con due dosi. "Stiamo ragionando con informazioni limitate", spiega Zehender. "Conosciamo l'effetto di alcune mutazioni di Omicron, ma non di altre. Soprattutto non sappiamo quale sarà l'effetto di tutte le mutazioni combinate tra loro". 

 

 

Al momento sappiamo solo "che gli anticorpi che abbiamo - sia dopo la vaccinazione che dopo l'infezione - sanno riconoscere alcuni punti specifici della proteina spike. Se le mutazioni della spike diventano numerose e diffuse in molti punti diversi, il virus 'cambia i suoi connotati', gli anticorpi faticano a riconoscerlo e lo attaccano con minor efficacia". Inoltre "alcune mutazioni che vediamo sono associate a maggior contagiosità", prosegue Zehender. "A inquietarci è la rapidità con cui i casi della nuova variante sono aumentati in alcune zone del Sudafrica". 

 

 

Probabile, secondo il professore, che la variante "si sia originata in uno dei paesi africani ancora meno vaccinati (5-11 per cento)". Alcuni virologi sospettano che tante mutazioni si siano accumulate in un solo paziente, immunocompromesso. "Sappiamo che malati di questo tipo possono dar vita a varianti con molte mutazioni. Ma è impossibile risalire all'origine di Omicron". 

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