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Mis-C: cuore, reni e polmoni compromessi? Il peggiore "effetto collaterale" del Covid

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Claudia Osmetti
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Ce lo siamo ripetuti come un mantra, spaventati com' eravamo: che per i più piccoli il coronavirus non era niente, quasi un raffreddore. Ecco (e purtroppo) non è esattamente così. Sì, è vero: i bambini sono meno esposti e non riempiono gli ospedali. Ma si ammalano e possono avere delle complicanze anche serie. Nei reparti di pediatria il "long covid" (ossia la sindrome post-virale che debilita settimane dopo l'effettiva guarigione) si chiama "Mis-C". Una sigla che sta per "sindrome multi-infiammatoria sistemica". Quattro sole lettere che, però, da mesi impegnano i ricercatori delle università venete (Padova e Verona su tutte). Vogliono vederci chiaro, loro. I primi casi son venuti fuori in Inghilterra, nella primavera del 2020. Ma lì per lì li han scambiati per la sindrome di Kawasaki, che è una rara malattia vascolare pediatrica:e chi lo immaginava, allora, che fossero gli strascichi del Sars-cov2? Poi, invece, e forse un po' a sorpresa, si sono registrati episodi simili anche a Bergamo. Adesso è una certezza: la Mis-C colpisce chi, nella fascia di età tra i tre mesi e i 21 anni, si è beccato il coronavirus in forma lieve, si manifesta tra le quattro e le sei settimane dopo il contagio e infiamma diversi organi. Negli ultimi mesi, in Veneto, l'hanno avuta in 46: tra loro, in undici si son ritrovati intubati in terapia intensiva. Undici, cioè uno su quattro. Non è mica una passeggiata.

 

 

 

ARITMIE E DISFUNZIONI

«L'80% dei bimbi ricoverati da noi - spiega all'edizione locale del Corriere Francesco Zulian, che è il direttore dell'Unità operativa dell'ospedale di Padova, presenta importanti problemi cardiovascolari». Miocardite, aritmie, disfunzioni valvolari, aneurismi coronarici. Non serve avere una laurea in Medicina per capire che è meglio non prenderla sottogamba, la Mis-C. «Anche dopo le dimissioni continuiamo a seguire con attenzione questi piccoli pazienti - aggiunge il medico, - per valutare la gravità degli effetti residui che possono proseguire per lungo tempo». Già, ma cosa hanno scoperto, in Veneto, osservano i bambini e studiando questa nuova malattia? Primo: il suo picco segue generalmente di due mesi le ondate della pandemia. Per esempio, se la quarta ondata la stiamo vivendo adesso, possiamo supporre che il grosso di ricoveri per Mis-C nelle pediatrie del Paese ci sarà a gennaio-febbraio. «Questo dato - spiega Zulian, - ci fa capire come il covid si comporti come un cerino che accende la multi-infiammazione la quale, poi, interessa tutto il corpo». Secondo: i maschietti sembrano più colpiti delle femminucce. In Veneto hanno preso la Mis-C 29 bambini e diciassette bambine: la stragrande maggioranza (due terzi) è di razza caucasica, ma l'altro terzo proviene dall'etnia africana. Come a dire, la sindrome non fa sconti di sorta. Terzo: «Per quello che abbiamo visto finora - conclude l'esperto, la malattia è molto rara e interessa un bambino su mille tra quelli che hanno avuto il covid e solo un quarto dei casi richiede il ricovero in area critica». È già qualcosa, una (mezza) buona notizia. Ché almeno, par di capire, di Mis-C non si muore. Tuttavia la malattia c'è, ignorarla sarebbe un errore e cercare un rimedio è l'unica cosa da fare. I piccoli che finiscono in terapia intensiva ci rimangono, mediamente, sette giorni: a quell'età è uno stress nello stress. Non vale la pena rischiare.

 

 

 

INIZIA CON LA FEBBRE

D'altronde non ne ha fatto mistero nemmeno Silvio Brusaferro, il presidente dell'Iss (al secolo, l'Istituto superiore di sanità), quando, venerdì scorso, ha snocciolato i dati settimanali dell'emergenza: il numero dei contagi tra i bambini che non hanno ancora dodici anni è in preoccupante crescita. Per capirci, solo in Lombardia, oggi, un nuovo positivo su tre va all'asilo o alle elementari. La possibilità che, per loro, il Covid si trasformi in Mis-C, lo abbiamo già detto, è remota: però, signori, stiamo parlando di una malattia che inizia come una semplice febbre e poi porta a eruzioni cutanee, problemi gastrointestinali e pure infiammazioni multi-organo che non risparmiano (tutt' altro, semmai si concentrano) sul cuore. Raccontarci la storia che tanto ai nostri figli non capita nulla, non è il modo migliore per uscire dall'incubo. Il modo migliore è ricorrere ai farmaci, che contro la Mis-C, grazie a dio, ci sono. E lavorare, come stanno facendo in Veneto, per «trovare una terapia ancora più efficiente».

 

 

 

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