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Coronavirus nato in laboratorio a Wuhan, dall'Oms una clamorosa apertura

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Il Coronavirus nato in un laboratorio a Wuhan? Per la prima volta dall'inizio della pandemia, l'Organizzazione mondiale della Sanità non lo esclude. Sono le storiche parole di Tedros Adhanom Ghebreyesus, presidente dell'Oms, che intervistato dal Corriere della Sera "apre" alle tesi considerate per un anno e mezzo semplice "complottismo": tutte le ipotesi sulle origini del Covid "devono continuare a essere esaminate, dall'ipotesi della trasmissione da animale a quella della fuoriuscita dal laboratorio, la quale non è ancora stata categoricamente esclusa". Una ammissione che fa il paio con la decisione della Cina di far analizzare i campioni di sangue dei contagiati di Wuhan, tra fine 2019 e inizio 2020 quando la pandemia è ufficialmente scoppiata a livello globale dopo mesi di "incubazione" e silenzio terrorizzato delle autorità politiche e sanitarie di Pechino. 

 

 

 

 

La tesi dell'incidente di laboratorio è quella portata avanti dalle autorità americane, sostenute dall'ex presidente Donald Trump, che ha messo in dubbio l'autorevolezza e l'indipendenza stessa di Oms e Tedros, secondo la Casa Bianca troppo vicino alla Cina che ne ha contribuito all'elezione in maniera decisiva. Ora il muro di gomma sembra cedere, anche se il contributo di Pechino sarà decisivo e non è detto che arrivi. In ballo ora c'è però anche il tema della guerra al virus, arrivata forse all'ultimo passaggio.

 

 

 

 

 

All'appello della campagna di immunizzazione globale mancano ancora i Paesi del Terzo mondo, ed è questo l'appello dell'Oms: "Invece di vaccinare coloro che sono già vaccinati dobbiamo vaccinare coloro che corrono il rischio più alto". Da qui l'invito a fermare le terze dosi di vaccinazioni nei Paesi del Primo mondo e a condividere i brevetti delle case farmaceutiche per permettere alle Nazioni del Terzo e Quarto mondo di vaccinare le proprie popolazioni in quello che, ha sottolineato Tedros, resta "un gioco a saldo zero".

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