Clima impazzito, dramma sul Gran Sasso: ecco come è ridotto il ghiacciaio del Calderone, le conseguenze
Il ghiacciaio Calderone, a 2600 metri d'altezza, sul Gran Sasso, ormai non esiste più. Il riscaldamento globale lo ha condannato a morte, come scrive La Repubblica in un reportage. Oltre 100 tra studenti universitari, ricercatori, docenti e rettori si sono arrampicati fin sotto la vetta del Gran Sasso per vedere con i propri occhi ciò che resta di quello che fino a non molto tempo fa vantava il titolo di ghiacciaio più a sud d'Europa. Già nel 2007 era stato declassato a "glacionevato" e adesso "appare come una macchia di neve sporca sul fondo della conca di roccia, incastrata tra le vette del Corno Grande e del Corno Piccolo".
"E pensare che all'inizio del secolo scorso il ghiaccio riempiva tutto il Calderone", spiega a La Repubblica nella sua lezione ad alta quota Massimo Frezzotti, presidente del Comitato Glaciologico Italiano. "Anzi secondo alcune testimonianze in alcune occasioni tracimava e lasciava cadere acqua e frammenti di ghiaccio sul versante teramano del Gran Sasso". Ma in poco più di un secolo il ghiacciaio si è sciolto. E il processo sta pure accelerando: "I nostri dati, ed è notizia di qualche giorno fa, dicono che si è ridotto del 65% negli ultimi 25 anni", conferma Massimo Pecci, anche lui del comitato Glaciologico Italiano.
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"La prima volta ci sono salito 40 anni fa. Le volte successive ci ho camminato sopra con i ramponi, ci ho sciato. E si vedevano chiaramente le strutture tipiche di un ghiacciaio: il fronte, la lingua. Ora è irricononoscibile", racconta Simone Gozzano, alpinista, filosofo e prorettore dell'Università dell'Aquila.
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